Ecco le risposte a chi nutre dubbi su come procedere prima della dose booster

La variante omicron sta facendo salire i contagi alle stelle. Lo vediamo, è sotto gli occhi di tutti, e per questo il governo punta molto sulla terza dose di siero anti-Covid. D’altronde, ormai lo sappiamo bene, il vaccino è l’arma più potente ed efficace che al momento abbiamo contro il virus.

Non sono pochi, però, coloro che nutrono qualche dubbio a tal proposito, specie dopo la decisione di ridurre l’intervallo di tempo tra la seconda dose e quella booster. Se ci si sottoponesse all’inoculazione senza sapere di essere positivi? È il caso di fare prima un test sierologico per capire quanti anticorpi si hanno?

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Tampone prima della terza dose?

A questa domanda risponde il professor Massimo Andreoni, primario di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma. Secondo il professore rinviare la terza dose sarebbe sbagliato, come riporta Ilgiornalie.it. “Detto in modo molto chiaro: il test sierologico prima della terza dose non serve a nulla“, fa sapere Andreoni. “Prima di tutto non ti dice quanto tempo prima potresti avere avuto inconsapevolmente il Covid, ma soprattutto ormai è dimostrato che non ci sono controindicazioni. Meglio alzare il livello di protezione in questa fase di intensa circolazione del virus“, afferma.

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Cosa fare se si è positivi?

Diverso il caso di chi abbia concluso il primo ciclo con due dosi e sia comunque risultata positiva al test del tampone. In una circolare il ministero della Salute raccomanda di procedere con la terza dose trascorsi cinque mesi dalla diagnosi Covid.

La stessa regola si applica a chi ha contratto il virus fra la prima e la seconda dose del vaccino. “I vaccini stanno dando ottimi risultati. Se avessimo avuto centomila casi al giorno nella prima fase, quando ancora le persone non erano state immunizzate, oggi gli ospedali sarebbero di fronte a una crisi senza precedenti. Per questo è importante correre con le dosi di richiamo”, conclude Andreoni.

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