Un errore di traduzione di fine Ottocento ha diffuso la teoria dell’esistenza dei marziani: ecco la curiosa storia.

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Un errore di traduzione. Ci sarebbe questo dietro l’esistenza dei marziani, una vera e propria bufala involontaria che da fine Ottocento avrebbe portato a credere in essere alieni sul Pianeta Rosso. L’astrofisico e divulgatore scientifico Giovanni Bignami ha raccontato l’origine dei marziani nel libro ‘I marziani siamo noi’. Stando a quanto riferito dallo studioso, dobbiamo tornare alla fine del XIX secolo e il nome in questione è quello di Giovanni Virgilio Schiaparelli.

L’astronomo visse tra il 1835 e il 1910 e fu direttore dell’Osservatorio di Brera in Milano per diversi decenni. Con il suo telescopio osservò la superficie del pianeta rosso e ne riportò la conformazione in una serie di disegni. Si trattava di una mappa con tutti i limiti del caso, considerate le tecnologie allora a disposizione e le conoscenze acquisite. Schiaparelli riportò a mano nel suo disegno quello che a suoi occhi sembrava essere frutto di mari e continenti uniti da canali.

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Con quella mappa, lo studioso ottenne grande successo e raggiunse anche gli Stati Uniti dove suscitò l’interesse del diplomatico Percival Lowell. E proprio qui scattò l’errore: i ‘canali’ di cui aveva parlato l’italiano furono tradotti come ‘canals’ e non ‘channels’. Il primo termine indica, infatti, costruzioni artificiali. Da qui, l’implicazione che esseri alieni avessero realizzato quei canali sulla superficie marziana. Insomma, il guaio era compiuto. La teoria marziana di Lowell si conquistò anche i titoloni del ‘New York Times’ innescando una bufala smentita solo dalla successiva fotografia astronomica.

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Articolo di Paola M. Farina

Foto Shutterstock