Esiste un modo per non dover restare attaccati al telefono ad ascoltare vocali lunghissimi. Ecco cosa bisogna fare.

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I vocali lunghissimi sono una vera e propria piaga. Chi più chi meno, tutti abbiamo quell’amico o amica che ama torturare gli altri inviando veri e propri monologhi infiniti. Se state pensando a quei messaggi che durano due minuti sappiate che siete ancora fortunati: c’è chi arriva pure a 10 minuti di sproloqui. Inutile dire che pensare di ascoltarli per intero è un’opzione neanche lontanamente considerabile. Esiste infatti un’alternativa.

Cosa fare davanti a vocali lunghissimi?

Ignorarli? No, non serve essere così cattivi. Innanzitutto, forse ve ne sarete accorti, da qualche tempo WhatsApp permette di uscire dalla chat e continuare ad ascoltare questi odiosi vocali attraverso un piccolo player che rimane sullo schermo, come riporta Esquire.com. Ma anche questa è una soluzione non definitiva: se ad esempio siete in una videocall non serve a nulla.

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Usa questa app

C’è allora un trucco migliore per superare l’ostacolo dei vocali lunghissimi. Si tratta di una applicazione che si chiama Transcriber. È un programma pensato appositamente per WhatsApp e che trasforma in testo un messaggio audio.

In questo modo se vi trovate un vocale infinito nelle vostre chat potete facilmente risolvere la questione cliccando su “condividi” e poi scegliendo Transcriber. Ecco che l’audio verrà trascritto in automatico e lo si potrà copiare dove si preferisce, o anche dargli una letta al volo per capire almeno di che cosa si tratta.

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Poi, certo, se siete persone particolarmente ciniche nulla vi vieta di scrivere ai vostri amici a caratteri cubitali che non avete intenzione di ascoltare vocali più lunghi di 30 secondi. È anche questione di concentrazione: dopo un tot di tempo la mente si distrae e non trattiene più le informazioni contenute nel messaggio. E le conseguenze sono veramente noiose, perché si rischia di dover riascoltare tutto quanto per recuperare quel che ci è sfuggito.

Cari amici, abbiate pietà e imparate il tanto amato dono della sintesi.

Foto: Shutterstock