Il progetto è di Jekan Thanga, professore presso il Dipartimento di ingegneria aerospaziale e meccanica dell’Università dell’Arizona

L’arca di Noè sarebbe pronta a fare il suo ritorno giusto dopo qualche millennio. Questa volta però la location scelta è la Luna. Non è un pesce d’Aprile in anticipo, ma un progetto degli scienziati. Nessun animale verrebbe maltrattato per questa operazione con tanto di tute e caschi da astronauti, state tranquilli.

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L’idea nasce dalla legittima preoccupazione per la fragilità del nostro ecosistema. Non stiamo parlando solo della conclamata crisi climatica e ambientale, ma anche dell’eventualità che un meteorite possa giungere sul nostro pianeta e fare piazza pulita in men che non si dica. D’altronde sempre più spesso la natura ci sta ricordando che non siamo padroni di nulla su questo pianeta e che niente di quel che ci circonda sarà per sempre.

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Per questo motivo Jekan Thanga, professore presso il Dipartimento di ingegneria aerospaziale e meccanica dell’Università dell’Arizona, sta lavorando al progetto di un‘arca lunare. Questo sarebbe un ottimo modo per salvare le 6,8 milioni circa di specie che abitano la Terra “appoggiandole” lassù in via precauzionale. Va specificato che non si tratterebbe di una migrazione di piante e animali in “carne e ossa”, ma di un enorme archivio di cellule congelate criogenicamente.

Già da diverso tempo si stanno studiando i tunnel sotterranei che si ramificano sotto la superficie del satellite. Dal momento che sarebbe pressoché impossibile costruirci basi umane a causa delle condizioni poco favorevoli per gli uomini, questo potrebbe essere il luogo più adatto per progettare una grande banca dati in cui salvare i dati terrestri più preziosi, ovvero le nostre cellule.

I ricercatori fanno sapere: “Quello che immaginiamo è prendere uno di questi pozzi e installare lì un ascensore che funzionerebbe come l’entrata e l’uscita per i moduli di conservazione criogenica sotto la superficie lunare. Robot o astronauti sarebbero in grado di utilizzare questi ascensori per effettuare il check-in e il check-out dei campioni, proprio come una biblioteca”.