Un piano triennale che intende mettere in atto una linea di ricerca nazionale per realizzare sistemi biorigenerativi di sostegno alla vita degli astronauti

Portare l’economia circolare nello Spazio: è questa la mission del progetto ReBUS, coordinato e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita degli uomini durante le operazioni di lunga durata su Luna e Marte.

Si tratta di un piano triennale che intende mettere in atto una linea di ricerca nazionale per realizzare sistemi biorigenerativi di sostegno alla vita degli astronauti.

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Collaborano al progetto ENEA, CNR, Istituto Superiore di Sanità (ISS), Thales Alenia Space, Kayser Italia, Telespazio e le Università degli Studi di Tor Vergata, Pavia e Federico II di Napoli, quest’ultima nel ruolo di capofila con Stefania De Pascale come responsabile scientifico.

Progetto ReBUS: “La sfida è garantire una permanenza sostenibile di lungo periodo nello spazio”

Per realizzare i sistemi biogenerativi gli esperti si baseranno sull’integrazione di diversi organismi come funghi, batteri, piante e cianobatteri. In questo modo si potrà massimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili “in situ” e minimizzare allo stesso tempo l’uso di quelle esogene. Così da riciclare la materia organica prodotta. Sarà Enea a sviluppare i sistemi di decomposizione e compostaggio degli scarti organici, grazie all’impiego di consorzi batterici e insetti.

“Sappiamo che l’uomo può sopravvivere nello spazio ma la sfida è garantire una permanenza ‘sostenibile’ di lungo periodo. In questo contesto i sistemi biogenerativi di controllo ambientale e supporto alla vita sono essenziali per rigenerare le risorse necessarie all’equipaggio, ridurre al minimo l’approvvigionamento dalla Terra trasferendo al settore spaziale conoscenze e tecnologie innovative da settori tradizionali quali agricoltura, ingegneria, con impatti in termini di sostenibilità ambientale, efficienza energetica ed economia circolare” – ha spiegato Eugenio Benvenuto, responsabile Laboratorio Biotecnologie ENEA.

Il progetto ReBUS includerà anche altri campi di ricerca come lo studio di sistemi innovativi per coltivare piante e micro-ortaggi. O come l’uso “di ‘simulanti’ di suoli lunari e marziani integrati con bioprodotti ottenuti dalla degradazione delle biomasse di scarto; la valutazione degli aspetti di qualità e sicurezza alimentare allo scopo di contribuire al benessere psicofisico dell’equipaggio e lo studio di molecole e prebiotici antistress recuperati dagli scarti; la definizione del contesto e degli scenari anche in vista del supporto tecnologico industriale ad attività di ricerca e realizzazione dei prototipi” – si legge sul sito di Enea.

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