I venti di guerra che stanno soffiando lungo il confine tra Russia e Ucraina rischiano di far pagare un prezzo altissimo in tutto il Continente.

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Oltre alle preoccupazioni umanitarie e politiche, gli stati sono in allerta anche sul fronte dei rifornimenti e della fornitura di energia. E l’Italia è tra i Paesi per i quali la chiusura dei rubinetti russi potrebbe portare a problemi gravissimi. Più di altre nazioni confinanti, infatti, il Belpaese dipende dalle importazioni di gas dalla Russia. E il pericolo riguarda anche le forniture di petrolio che rischia di veder schizzare i prezzi al rialzo fino a cento dollari.

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Una situazione paralizzante per il Paese già alle prese con il caro bollette con cui le famiglie stanno iniziando a fare i conti. L’Italia, del resto, è in ‘buona’ compagnia con il resto d’Europa per quanto riguarda la dipendenza da gas. Uno studio recente mostra, infatti, come le importazioni energetiche extra continentali arrivino dalla Russia per ben il 50% (Open).

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È chiaro, quindi, come la vulnerabilità europea sia particolarmente elevata soprattutto in nazioni come l’Italia. Un rischio maggiore, per esempio, di quello che corre la Francia che può contare anche sul nucleare per la fornitura di energia sul territorio nazionale. Il governo sta cercando una soluzione ma occorre considerare i tempi tecnici che un rinforzato sistema di estrazione nazionale richiede.

La via più auspicabile al momento, quindi, con esiti nell’immediato è una soluzione politica per scongiurare anzitutto lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina ma anche la chiusura dei rubinetti e il conseguenze choc energetico.

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