Seta Capital, Fluentify e Worldz: compagnie molto diverse tra loro ma abituate al lavoro da remoto. Ecco come hanno affrontato le disposizioni anti contagio

L’epidemia da Coronavirus ha costretto molte aziende a organizzarsi con lo smart working per consentire ai propri impiegati di continuare a lavorare nonostante la quarantena. Così, chi non aveva mai provato questa forma di lavoro ‘casalinga’ ha potuto sperimentarla per la prima volta.

Ci sono imprese, però, che hanno adottato già da tempo questa tipologia di impiego. Così, in questa situazione particolare, non hanno dovuto cambiare modalità, consuetudini e flussi lavorativi.

Come per esempio Seta Capital, Fluentify e Worldz. Tre aziende molto diverse tra loro ma abituate allo smart working. Tutte hanno affrontato le nuove disposizioni anti contagio senza difficoltà. E, soprattutto, senza dover riprogrammare il loro lavoro perché i dipendenti sono già abituati a questa tipologia di impiego.

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Secondo uno studio della School of Management del Politecnico di Milano, in smart working la produttività sembrerebbe essere maggiore. Su un campione di 305mila smart worker è emerso un aumento della produttività del 15% rispetto all’orario di lavoro in ufficio.

Coronavirus e smart working: il modello di Seta Capital, Fluentify e Worldz

Seta Capital è una boutique specializzata in servizi di consulenza cross border tra Italia e Cina in relazione a operazioni di finanza straordinaria e internazionalizzazione. Ha uffici a Milano, Shanghai e Amsterdam. Tommaso Lazzari, il co-founder, gestisce un team in tre diversi Stati e con tre diversi fusi orari. Per programmare il lavoro ha collegato i dipendenti tramite l’app WeChat, con cui organizza call e meeting. Per condividere file usano un hard disk in cloud e, mediante un database, gli impiegati accedono alle informazioni necessarie tramite qualunque device. Così sono in grado di usare i materiali di lavoro e di tracciare lo stato dei singoli progetti.

Fluentify è una azienda di Torino da Giacomo Moiso, Claudio Bosco e Matteo Avalle, che si occupa di long-distance learning. Fondata nel 2013, consente da tempo ai propri dipendenti di lavorare da remoto. “Pensiamo che la tecnologia sia un fattore abilitante che supporta e rende efficace la collaborazione e lo svolgimento del lavoro, soprattutto tra team dislocati in diverse sedi” – ha spiegato Moiso. Con oltre 20 dipendenti in tre sedi differenti, la compagnia già utilizzava strumenti come Zoom per le video call, Slack per comunicare rapidamente e Jira per gestire i progetti. “Senza un impianto tecnologico e di project management avanzato, sarebbe inoltre impossibile per la nostra Head of Education coordinare gli oltre 180 tutor sparsi in giro per il mondo – afferma Claudio Bosco, COO di Fluentify.

Infine Worldz, la piattaforma di Social Commerce nata nel 2015 da un’idea di Joshua Priore, che permette di ottenere uno sconto per lo shopping online personalizzato, in base alla popolarità social di ciascun utente. Il gruppo di lavoro è formato da oltre 20 persone in diverse regioni dell’Italia. I suoi collaboratori lavorano completamente da remoto grazie a una serie di tool di comunicazione e task management come Skype, Asana e Pipedrive. Il lavoro è gestito in cloud per consentire ai dipendenti l’accesso ai documenti e all’agenda. Il gruppo si riunisce diverse volte l’anno soprattutto per il resoconto dei risultati semestrali o annuali, per venti o party aziendali.

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