Questo albero anti-smog riesce a ripulire in modo notevole sia l’aria che il suolo. Ecco qual è e come si comporta

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C’è un albero anti-smog che si rivela davvero utile quando si tratta di combattere l’inquinamento dell’aria e del suolo. Si tratta del gelso, che potresti considerare di piantare se hai uno spazio verde intorno alla tua casa. Questa presenza ti assicurerà un’aria e un suolo più puliti. Il gelso infatti ha una grande capacità di catturare la CO2 sia attraverso i rami che attraverso le radici. Ma non solo: i suoi frutti sono pure molto gustosi.

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Perché il gelso è un albero anti-smog?

Ma come fa il gelso a essere un albero anti-smog? Come è noto tutti gli alberi assorbono la CO2 per la fotosintesi clorofilliana, ma il gelso ha veramente una notevole capacità di filtrare e ripulire l’aria. Come riporta Greenme.it, in particolare le foglie riescono a raccogliere non solo anidride carbonica, ma anche altri inquinanti. Tra questi: monossido di carbonio, acido fluoridrico, anidride solforosa, cloro.

Le sue radici invece purificano il suolo, perché, essendo più spesse quanto più sono vicine al tronco, nel momento in cui radicano e si espandono, creano un reticolo sottile simile ad un tappeto sotto terra.

Viste queste caratteristiche da depuratore ambientale, il gelso potrebbe essere un candidato perfetto per circondare le zone industriali. Queste infatti, come sappiamo, spesso inquinano sia l’aria che il suolo circostante.

Frutti gustosissimi

E poi che dire del frutto del gelso? È simile alle more ma è più allungato. Si tratta di un frutto molto dissetante e zuccherino, che già gli antichi Romani utilizzavano. In decotti e infusioni si usano pure la corteccia e le foglie di questo albero anti-smog. In base alla tipologia di gelso gli effetti cambiano. Il gelso bianco ha infatti proprietà diuretiche e anti-stitichezza, mentre quello nero ha proprietà lenitive, toniche e rinfrescanti.

Non da ultimo si sono viste anche proprietà ipoglicemizzanti, cioè utili per abbassare la glicemia nelle persone che soffrono di diabete di tipo I e II.

Foto: Shutterstock