Lo rivela uno studio elaborato da una squadra di ricercatori del Global Center of Environmental Remediation dell’università australiana di Newcastle. Tutti i dettagli

E se per disperdere microplastiche nell’ambiente fosse sufficiente aprire una bottiglia di plastica? O magari un comune pacchetto di patatine? Quante volte capita durante una giornata di fare questi gesti comuni?

Lo rivela uno studio dal titolo “Microplastics generated when opening plastic packaging”, elaborato da una squadra di ricercatori del Global Center of Environmental Remediation dell’università australiana di Newcastle.

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L’indagine, pubblicata sul Nature Scientific Reports, è stata effettuata studiando metodi di apertura degli imballaggi differenti: con le forbici, strappandoli e torcendoli.

Microplastiche nelle nostre case e nei nostri mari: gli studi

Il team, guidato da Cheng Fang, ha spiegato che quando apriamo le nostre confezioni “vengono generati fibre, frammenti e pezzi triangolari di plastica, che vanno da una dimensione di nanometri a millimetri”. Facciamo un esempio pratico. Se tagliamo una bottiglia di soda con le forbici potremmo produrre più microplastiche rispetto allo strappo di una busta di patatine.

“Questa scoperta invia un avvertimento importante: se siamo preoccupati per le microplastiche e ci preoccupiamo di ridurre la contaminazione che ne deriva, dobbiamo fare attenzione quando apriamo gli imballaggi in plastica – hanno dichiarato gli esperti australiani.

“Si potrebbero produrre da 10 a 30 nanogrammi (0,00001-0,00003 milligrammi) circa di microplastiche per 300 centimetri di plastica, a seconda dell’approccio di apertura e delle condizioni della plastica, come rigidità, spessore o densità” – hanno aggiunto i ricercatori. A detta di Fang non ci sarebbero ancora informazioni sufficienti “per determinare se ci sono rischi a seguito di questa ingestione di microplastica, quindi speriamo di continuare il nostro lavoro e determinare le implicazioni per la salute”.

Microplastiche nelle nostre case, dunque ma anche nei nostri mari. Lo conferma un altro report elaborato da tre ricercatrici: Theresa Sinicrope Talley, Nina Venuti e Rachel Whelan dell’università della California. Lo studio ha analizzato campioni di pesce presenti in un’insenatura nella baia di San Diego, rilevando che quasi un quarto contiene microplastiche.

bottiglie plastica