Gli atleti professionisti possono usare la marijuana? No, perchè è considerata una sostanza dopante. Ma la scienza sta iniziando a prendere in considerazione l’idea

Marijuana e sport è un connubio che a prima vista, per dei profani, potrebbe sembrare alquanto male assortito: in effetti il principio psicoattivo della cannabis, il THC, rientra nella lista di sostanze proibite dell’Agenzia Mondiale antidoping. Questo non vuol dire però che molti atleti non utilizzino comunque il CBD, quindi la cannabis con un basso contenuto di THC e che in alcuni casi non nascondano neanche il consumo della variante vietata dalla legge (ad esempio il nuotatore Michael Phelps, che nel 2019 ha subìto una squalifica dalla sua federazione per le foto scattate dai paparazzi, e pubblicate sui tabloid, che lo ritraevano mentre fumava marijuana ad una festa di studenti).

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E’ uscito anche un libro che parla della cultura (nascosta) dell’uso di marijuana fra gli atleti professionisti. , “Runner’s high” di Josiah Hesse, particolarmente interessante anche alla luce della scoperta fatta nel 2021 dagli scienziati a proposito della sensazione di benessere che si avverte dopo aver corso a lungo che non dipenderebbe dalle endorfine, ma dagli endocannabinoidi, quindi da quelle sostanze -prodotte dal corpo umano- che si legano agli stessi recettori del THC. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Psychoneuroendocrinology.

L’utilizzo della cannabis nel mondo sportivo oggi è meno un tabù di come lo fosse negli anni passati, anche grazie al cambiamento dell’opinione pubblica, alle legalizzazioni progressive che sono avvenute in molti stati del mondo e in alcune federazioni sportive: ad esempio la U.S. National Baseball Association ha recentemente annunciato che non testerà i suoi giocatori per la cannabis.

Ma assumere cannabis che effetti può avere sull’organismo di uno sportivo e sulle sue prestazioni?

A livello scientifico è difficile ottenere risultati certi e dimostrabili in quanto non è possibile sperimentare l’assunzione di marijuana sugli atleti, ma si parte da una grande quantità di sondaggi nei quali gli atleti, amatoriali o professionisti, dichiarano di utilizzare marijuana prima e dopo gli allenamenti, ottenendo solo vantaggi da questa abitudine.

Ci sono diversi studi** che sostengono che la cannabis favorisca il sonno degli atleti ed altri che approfondiscono le relazioni fra cannabis e riduzione del dolore fisico: un aspetto importante, che porta a chiedersi quanto sia dannoso l’uso di cannabinoidi rispetto a quello degli antidolorofici tradizionali (che in America sono tra le principali sostanze che creano dipendenza).

Di contro, ci sono scienziati come Michael Joyner***, anestesista e fisiologo americano, che evidenzia invece gli effetti collaterali della cannabis per atleti e non, come le tossine e gli agenti cancerogeni per chi la assume fumando e la tendenza alla psicosi legata all’uso di THC, oltre alla modifica dei tempi di reazione e del controllo motorio.

Sono però molti, sempre di più, gli atleti professionisti che riferiscono di utilizzare la cannabis prima e dopo gli allenamenti: e possono farlo in tranquillità utilizzando il CBD, che oggi non fa più parte delle sostanze vietate dall’antidoping.

FONTI:

** https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18313952/ – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5549367/

*** https://www.npr.org/2021/07/03/1012907963/what-to-know-about-olympic-marijuana-bans?t=1626852562907