Si fa strada la psicosi dovuta alle notizie sconcertanti che arrivano dall’Ucraina, dove la Russia ha attaccato una centrale nucleare. Ma vediamo di capire cosa non bisogna fare

Cresce la tensione fra Russia e il resto del mondo, continuano le operazioni militari in Ucraina e cresce anche l’ansia dei cittadini, che ascoltano con grande preoccupazione le notizie inerenti il bombardamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che per fortuna si è concluso senza danni ai reattori.

La prospettiva di un olocausto nucleare, o semplicemente di un “incidente” provocato ai reattori nucleari ucraini durante i combattimenti, ha spinto molte persone a chiedersi se non sia il caso di mettere in atto profilassi fai-da-te per un eventuale rischio da radiazioni, ad esempio assumendo pillole di iodio. La risposta è categorica: no.

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Le pillole di iodio (che molti forse hanno anche visto nella serie tv Chernobyl, andata in onda anche su La7), fanno parte effettivamente di un protocollo anti-radiazioni che viene messo in atto in caso di incidenti nucleari, ma con delle prescrizioni tassative che non possono essere ignorate e che rischiano -se fatte in maniera non idonea- di fare più male che bene.

Le pillole viste in tv (era la scienziata e fisica nucleare Ulana Khomyuk ad assumerle e ad invitare i colleghi a fare lo stesso) contengono ioduro di potassio, ovvero un composto chimico inodore che protegge la tiroide ed ha anche un ruolo nella prevenzione del tumore a questa ghiandola in caso di radiazioni. In effetti, quando in seguito ad incidenti nucleari si sprigiona una elevata quantità di iodio-131, la sua inalazione può portare ad accumulo nella tiroide e quindi a sviluppare un cancro: assumere la pillola serve a saturare immediatamente la tiroide, riempendola di iodio non radioattivo, facendo in modo che non assimili l’isotopo dannoso.

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Ma ha senso fare scorta oggi di pillole allo iodio, temendo che ci sia in futuro una emergenza nucleare? No, per diverse ragioni: innanzitutto le pillole allo iodio che si acquistano in farmacia non hanno la giusta concentrazione di iodio, perchè vengono vendute per altre ragioni. Quelle distribuite dal SSN in una situazione di emergenza sono di dosaggio diverso e sono appannaggio solo di alcune case di produzione e distribuzione.

Inoltre nella malaugurata ipotesi di una emergenza nucleare il problema non è solo lo iodio-131 ma anche altri isotopi radioattivi, come cesio e stronzio.

Infine, assumere di testa propria integratori allo iodio magari acquistati su internet (perchè in farmacia serve la ricetta) può portare a problemi di salute di vario genere, in assenza di radiazioni e considerando il fatto che a differenza della popolazione di Chernobyl in Italia non c’è carenza di iodio. Un effetto collaterale di pillole di iodio prese senza motivo può portare a patologie autoimmuni, a gozzo o ipertiroidismo. Particolarmente pericolose sarebbero per gli over 60, che rischiano l’ipertiroidismo: vale la pena ricordare che a Chernobyl la profilassi venne infatti somministrata non oltre i 60 anni e che i più a rischio, purtroppo, furono bambini e donne incinte.

Per approfondire:

COSA PRESCRIVE L’ISS IN CASO DI EMERGENZE NUCLEARI E RADIOLOGICHE

INTERVISTA A MARCELLO BAGNASCO, PRESIDENTE ASS.NE ITALIANA TIROIDE, SU REPUBBLICA