Un nuovo progetto del MIT di Boston permetterà la misurazioni più accurate di CO2 grazie all’utilizzo di droni e intelligenza artificiale

La distruzione dei cosiddetti “Polmoni Verdi” del pianeta, ovvero le aree che sostengono la produzione di ossigeno, è un problema vecchi ma lontano dalla risoluzione. I continui processi di deforestazione non solo impediscono lo smaltimento della CO2 atmosferica ma distruggono anche la biodiversità dell’habitat naturale. Basti pensare che ogni minuto perdiamo un’area verde pari a 3 campi da calcio. Il tutto a causa della sempre più crescente espansione urbana e l’approvvigionamento di legname.

Come misurare le concentrazioni di CO2

Su questa particolare problematica è stato lanciato un nuovo progetto sotto la guida di Dava Newman vicedirettore, della agenzia spaziale americana Nasa durante la presidenza di Obama. Il progetto, portato avanti presso il Massachussets Institute of Technology (MIT), punta a stabilire la quantità di CO2 presente nelle foreste.  Questa informazione è essenziale per permettere ai governi di ristudiare le strategie adatte per la riduzione dei gas serra e non sempre sono disponibili. In genere satelliti raccolgono queste informazioni monitorando la composizione atmosferica. Tuttavia questo metodo non offre immagini sufficientemente nitide e di conseguenza non è possibile quantificare con grande precisione la concentrazione di gas serra.

In alternativa i proprietari terrieri monitorano la CO2 nelle foreste pluviali, ed in cambio lo stato li ricompensa con crediti di carbonio. La procedura consiste nella misurazione dell’altezza e diametro di ogni albero da parte dei proprietari. Tuttavia questo processo risulta essere estremamente lungo e costoso. Perciò attualmente non esistono soluzioni di monitoraggio applicabili che coniughino economicità e accuratezza.

Una rivoluzione grazie all’intelligenza artificiale

La novità del progetto del MIT, denominato OneForest, sarà l’utilizzo di immagini catturate da droni intelligenti. I proprietari terrieri si occuperanno della gestione di droni per l’acquisizioni di immagini, evitando le perdite di tempo causate dai metodi precedenti. Successivamente le immagini vengono raccolte in un server del MIT e tramite un algoritmo si estrapolano le caratteristiche degli alberi calcolando poi il contenuto di CO2.

Bjorn Lutjel (studente di dottorato all’MIT e uno dei leader del progetto) spiega:

“Il problema principale è che non esiste un database globale che permetta l’identificazione delle specie dalle immagini dei droni. Per tale motivo, stiamo creando OneForest, un dataset globale sulle specie che è accessibile a tutti”.

L’intero processo consente non solo di verificare l’integrità dei dati acquisiti ma anche di garantire la riservatezza ai proprietari terrieri che partecipano al progetto. Questa invenzione è l’ennesima prova della grande versatilità di utilizzo dell’intelligenza artificiale e la lotta contro i gas serra richiede soluzione sempre più innovative.

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