Il cancro al seno è una delle neoplasie più comuni e pericolose ma una nuova tecnica basata su nanoparticelle di silice potrebbe salvare molte vite

Il moderno trattamento del cancro al seno prevede una combinazione di chirurgia, chemioterapia, trattamento ormonale e radioterapia. Tale iter è notevolmente gravoso sulla salute del paziente, tuttavia ha portato al miglioramento della prognosi per oltre 1 milione di donne ogni anno.

Il problema fondamentale della chemioterapia è la sua scarsa selettività che porta non solo a molti effetti collaterali per il paziente ma ad una inefficacia verso alcune neoplasie. Un esempio di queste patologie è il cancro al seno triplo negativo, che rappresenta il 30% dei decessi associati ai tumori. Il cancro triplo negativo è così chiamato perché manca di tre recettori più comuni presi di mira dai farmaci antitumorali.

Una nuovo aiuto dalle nanoparticelle di silice

Un team di ricercatori dell’Imperial College di Londra ha recentemente proposto una  soluzione che coinvolge un particolare tipo di nanomateriale. Nell’articolo pubblicato su Materials Today Advances i ricercatori propongono l’utilizzo di nanoparticelle di silice porosa arricchite con zinco. Esse possono agire come base di somministrazione biodegradabile per nuove terapie più performanti.

Il gruppo, guidato dal Prof Julian R. Jones, ha collezionato molti successi nell’uso di queste particelle per fornire ioni metallici all’interno delle cellule. Il materiale ha dimostrato la sua efficacia come trattamento anti-cancro, ma la sua rapida degradazione nel flusso sanguigno può inficiare il raggiungimento dell’obbiettivo. Intrappolando gli ioni di zinco Zn2+ all’interno di una matrice di silice, il rilascio di zinco potrebbe essere ritardato, consentendo agli ioni di raggiungere le cellule senza essere alterati. Queste “nanoparticelle di vetro bioattivo mesoporoso a base di silice contenente zinco monodisperso” (MSNPs-Zn) sono state fabbricate tramite un processo in più fasi; il loro diametro medio è di circa 54,6 nm, con ciascun poro che misura circa 4 nm di diametro.

Per testare l’efficacia di MSNPs-Zn come terapeutico, i ricercatori hanno coltivato diverse linee cellulari; da cellule di cancro al seno umano che rispondono al trattamento ormonale, a cellule tumorali triplo negative altamente aggressive che non reagiscono.

Primi promettenti risultati

Il risultato di questi test in vitro è stato sorprendente. Infatti gli MSNP-Zn sono stati assimilati da entrambi i tipi di cellule tumorali rimanendone intossicati. Le cellule invece erano rimaste completamente inalterate. I  risultati inoltre suggeriscono che a dosi comprese tra 75 e 125 µg / mL, MSNPs-Zn potrebbe agire selettivamente. La cosa più interessante, ha detto Jones, è che

 “ha ucciso il tipo più aggressivo di cellule tumorali più rapidamente rispetto alle altre “

Il team ha anche studiato il rilascio di zinco in diversi ambienti e ha scoperto una forte dipendenza dal pH, che permetterebbe un certo grado di controllo. Come scrivono gli autori, il suo rilascio “sarà più veloce in un ambiente tumorale a pH basso (…) ma lento nel plasma sanguigno (…) e ridurrà la persistenza delle particelle che raggiungono i siti sistemici nel corpo”.

Alla domanda sulle possibili implicazioni del suo lavoro, Jones ha detto:

“In un certo senso, i risultati sembrano troppo buoni per essere veri in termini di trattamento effettivo dei pazienti. In pratica, le particelle potrebbero non raggiungere tutte le cellule tumorali. Tuttavia potrebbero almeno ridurre la crescita dei tumori senza causare effetti collaterali “.

Ma, avverte, c’è ancora molta strada da fare prima di raggiungere una sperimentazione clinica.

“Dovremo stabilire un buon iter di produzione di  particelle e condurre studi specifici sugli animali seguendo la normativa. Questa tecnologia è in una fase molto precoce e, se vogliamo continuarla, avremo bisogno di molti investimenti “.

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