Ha 53 anni e allena una squadra di calcio. E’ il primo paziente italiano ad essere operato al cuore, per una plastica della valvola mitrale, in endoscopia con tecnologia 3D di ultima generazione. L’intervento record è stato eseguito al Policlinico San Donato. Il paziente è entrato in sala operatoria la settimana scorsa nell’Irccs milanese. Oggi sta bene. Dopo qualche ora di cure intensive è stato subito trasferito in reparto, dove ha potuto muovere i primi passi in corsia il giorno dopo l’operazione.  

L’intervento è hi-tech ma ‘l’autore’ non è un robot in camice. E’ un cardiochirurgo assistito da strumenti di ultima generazione: la più avanzata tecnologia su questo fronte è l’endoscopia tridimensionale ad alta definizione. Uno strumento dotato di una doppia fila di lenti stereoscopiche che capta due differenti segnali ottici, ciascuno per ogni ‘occhio’, i quali vengono convertiti in segnali elettrici e inviati a un monitor, proprio come farebbe il sistema occhio-cervello nella realtà. Con gli occhiali di polarizzazione 3D il chirurgo visualizza sullo schermo un’immagine magnificata, ricca di dettagli e colori reali, e percepisce il senso della profondità. Quasi come fosse un robot. 

E’ una prima nella cardiochirurgia del Belpaese l’utilizzo di questa torre endoscopica, spiegano dall’Irccs. L’équipe che si è cimentata con la sfida è quella di Marco Diena, responsabile della Cardiochirurgia mininvasiva ed endoscopica del San Donato. Due fori e una piccola incisione, invece di un torace aperto con un divaricatore. Questo è servito ai camici verdi per raggiungere la valvola mitrale all’interno del cuore e completare l’intervento.  

Il rapporto di Diena con la tecnologia è di vecchia data. E’ stato il primo cardiochirurgo in Italia, nel 1998, ad eseguire un bypass coronarico videoassistito (con l’ausilio dell’endoscopio), ricordano dal San Donato, e nel 2001 sono arrivati gli interventi al cuore col robot daVinci attualmente in dotazione nelle sale operatorie del Policlinico. “Se la precisione del robot chirurgico presenta diversi vantaggi in urologia, in cardiochirurgia è fondamentale, oltre alla precisione, anche la velocità dell’intervento”, evidenzia lo specialista. 

“Ridurre l’impatto della chirurgia sull’organismo (incisioni minime, minime perdite di sangue, ridotti tempi operatori) – prosegue l’esperto – significa migliorare la prognosi e il decorso post-operatorio dei nostri pazienti. Se il robot chirurgico è in grado di riprodurre i movimenti delle mani del chirurgo seduto a una consolle, un chirurgo esperto con la nuova tecnologia 3D è più veloce e può sommare la sua stessa unica abilità manuale a un campo operatorio reso perfettamente visibile tutto a beneficio del paziente. Ci avviamo sempre di più verso interventi meno invasivi grazie alla tecnologia, ma” anche in questi “resta incomparabile il grande valore dell’esperienza e del training del chirurgo”. 

La patologia per la quale è stato eseguito l’intervento è l’insufficienza della valvola mitrale, una delle malattie cardiache più frequenti, tra le prime cause di ricorso alla cardiochirurgia nei pazienti tra i 40 e i 60 anni. E’ dovuta a una degenerazione dei tessuti valvolari e delle corde tendinee che mantengono i due lembi della valvola nella loro posizione corretta. La compromissione della valvola determina, ad ogni contrazione del cuore, un reflusso patologico di sangue dal ventricolo all’atrio sinistro per cui il cuore è sottoposto a uno sforzo continuo che porta l’intero muscolo a dilatarsi e a sviluppare aritmie caotiche, come la fibrillazione atriale, o aritmie ventricolari potenzialmente letali. Se l’insufficienza mitralica è severa, è indicato l’intervento chirurgico di riparazione (plastica) valvolare.