Al via il 5G a Roma. La Capitale si predispone a diventare una smart city. Cosa prevede la sperimentazione e qual’è lo stato delle conoscenze in termini di impatto sulla salute

Dopo Fastweb ed Ericsson, si aggiunge anche Atac nella sperimentazione dei primi servizi 5G a Roma.

Proprio per la rilevanza che il tema della mobilità riveste per Roma, l’azienda di trasporti conferirà infrastrutture, paline di fermata e cavidotti per il passaggio della fibra ottica, mentre Ericsson e Fastweb stanno già lavorando all’infrastruttura telematica, integrandola con l’attuale piattaforma wi-fi già attiva.

Roma si sta attrezzando quindi per gestire servizi da smart city. Ma la Capitale, per diventare una città intelligente deve investire in infrastrutture, reti e servizi digitali di ultima generazione.

Cos’è il 5G

Nel futuro che ci attende, cose e persone saranno interconnesse con servizi sempre più personalizzati e profilati. Nel campo della domotica, della mobilità, della salute, del turismo, della sicurezza. Parliamo di migliaia di oggetti (e persone) collegati e dialoganti tra loro in uno spazio limitato. Un’enorme mole di dati che devono essere scambiati istantaneamente e quindi a grande velocità.

Pensiamo ad esempio alle auto a guida autonoma connesse tramite sensori sia tra di loro che con la segnaletica stradale. Pensiamo alle applicazioni di robotica in una sala operatoria, alle macchine industriali che devono individuare e segnalare avarie, agli elettrodomestici intelligenti, all’analisi istantanea di grandi quantità di dati (Big Data) necessari alle informazioni sul traffico. Tutto questo richiederà un’infrastruttura telematica in grado di offrire stabilità e sicurezza a un enorme scambio di informazioni e dati.

Il 5G è il nuovo standard di comunicazione mobile, che andrà a migliorare le prestazioni attualmente offerte dalla tecnologia 4G, su quasi tutti gli aspetti: velocità di connessione molto superiore all’attuale, latenza e consumi energetici ridotti, maggior numero di dispositivi simultaneamente connessi.

La Commissione europea considera il 5G un’opportunità strategica per tutti i paesi dell’EU, il Ministero dello Sviluppo Economico sta sperimentando il 5G in alcune città d’Italia (Milano, Bari, L’Aquila, Matera e Prato), Torino autonomamente ha scelto come partner Telecom.

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La sperimentazione 5G a Roma

La sperimentazione del 5G a Roma è frutto di un accordo del 2017 tra il Comune e Fastweb. Nel 2018 ha aderito Ericsson e ora anche si aggiunge anche Atac. L’accordo non prevede costi per amministrazione e cittadini: la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture di rete, necessarie per lo sviluppo dei nuovi servizi digitali, saranno affidati a Fastweb ed Ericsson; mentre Roma Capitale e Atac metteranno a disposizione informazioni e luoghi per la sperimentazione.

La prima sperimentazione del 5G a Roma sarà rivolta a un bacino di 3.000 utenti, da servire con una rete composta da un numero adeguato di punti di accesso radio (minicelle).

Occorre ancora capire in concreto quali saranno i primi servizi offerti in 5G. Secondo le dichiarazioni i primi settori di intervento saranno la sicurezza pubblica, il turismo e, con l’ingresso di Atac, la mobilità urbana. Ma si tratta ancora di dichiarazioni generiche.

 

5G a Roma. Ma l’impatto sulla salute?

Roma Capitale ha adottato con la delibera 26 del 2015, un regolamento che disciplina localizzazione e istallazione degli impianti di telefonia mobile, anche a tutela della salute pubblica.

In base a questa normativa alcuni comitati di cittadini hanno anche ottenuto lo spegnimento o la rimozione di antenne nocive per la salute pubblica.

Il protocollo di intesa sottoscritto da Fastweb e Roma Capitale terrà conto della normativa comunale, anche se è ancora molto vago nel delineare i servizi rivolti all’utenza, che saranno rimandati a specifici accordi.

Fastweb ricorrerà alle tecnologie di ultima generazione per ridurre gli impatti ambientali e i consumi energetici (ad esempio ricorrendo a microcelle con potenza in antenna inferiore ai 5Watt) e si impegna a rispettare i limiti di emissione elettromagnetica (oggi fissati in 6 Volt/metro). Non è ancora chiaro se questi limiti andranno considerati sulla singola antenna o sull’insieme delle sorgenti.

Dal canto suo, il Comune di Roma si impegna a conferire per il solo tempo della sperimentazione, beni immobili di sua proprietà necessari all’istallazione delle antenne per la trasmissione sia del wi-fi urbano che dei servizi in 5G.

E’ previsto il ripristino dei siti, al termine della sperimentazione. Quindi una sperimentazione a costo zero e limitata nel tempo, ma che le associazioni di consumatori sicuramente seguiranno con attenzione.

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5G e salute. Cosa dice la comunità scientifica

Come avviene in ogni evoluzione tecnologica, anche l’adozione del 5G, ha suscitato subito polemiche. La comunità scientifica si è divisa, aumentando la confusione nell’opinione pubblica.

Un appello di 180 scienziati indipendenti ha recentemente chiesto la sospensione delle sperimentazioni del 5G fino a quando non saranno chiare le conseguenze sulla salute umana. Oltre ad aggiungersi a quelle prodotte dalle altre tecnologie attualmente in funzione (2G, 3G, 4G,  wi-fi, ecc.), le onde 5G hanno la caratteristica di essere scarsamente trasmesse attraverso gli ostacoli solidi. Ciò significa che occorrerà aumentare il numero delle antenne – secondo alcune associazioni una ogni 10 stabili, in città – e quindi l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

Dall’altra parte – come evidenzia l’Organizzazione Mondiale della Sanitànon esistono ancora evidenze scientifiche di effetti nocivi sull’uomo, sia nel breve che nel lungo termine. I centri di ricerca dei vari operatori della comunicazione dichiarano il rispetto dei limiti e non si registrano incrementi significativi di patologie correlate direttamente all’esposizione elettromagnetica.

Probabilmente è ancora presto per avere informazioni e casi di studio a conforto dell’una o dell’altra tesi. Sono in molti a dichiarare cautela.

Il 5G apre uno scenario di nuove opportunità nel campo dei servizi all’utenza, molti dei quali ancora in fase di sviluppo. Sicuramente si tratta di opportunità da cogliere, ma allo stesso tempo è necessario che siano aggiornati anche i limiti delle emissioni, fissati in 6 V/m da una normativa emanata quando non esisteva ancora il mobile web. Occorre inoltre rafforzare e garantire il rispetto dei limiti in prossimità di luoghi “sensibili”, come scuole e ospedali, attivando sistemi di monitoraggio.

Inoltre occorrerà intensificare e definire nuovi standard di controllo, che oggi sono puntuali e non continuativi nel tempo, anche per capire il dinamismo dell’inquinamento elettromagnetico e gli effetti che è in grado di generare nel lungo periodo, ad esempio sugli animali, sull’ambiente o semplicemente al variare delle condizioni atmosferiche.

Ad ogni modo la strada è lunga e siamo ancora agli inizi: lo sviluppo 5G è ancora in fase sperimentale, con una transizione che non partirà prima del 2020.