Recenti studi riportano che ci siano ad oggi 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani: nel Mediterraneo parliamo del peso di tre elefanti ogni anno

Ogni anno 570 mila tonnellate di plastica vengono buttate nel Mediterraneo, il peso di quasi cento elefanti. Tre fattori sono all’origine di questo fenomeno: la gestione errata dei rifiuti da parte delle comunità locali, l’eccessivo impiego della plastica da parte delle aziende e noi stessi, che facciamo un uso scorretto della raccolta differenziata. I rifiuti che sfuggono al nostro controllo si disperdono nella natura, per poi riversarsi nei fiumi e finire in mare.

Il Mediterraneo, culla della nostra civiltà e di un’unica biodiversità, è uno dei mari più inquinanti del pianeta. Solo l’Italia riversa nella natura 0,5 milioni di tonnellate di plastica, senza contare l’impatto che hanno gli altri venti paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.

I rifiuti di plastica più grandi non solo ricoprono le nostre spiagge, ma possono strangolare e ferire qualsiasi vita marina, in particolare le specie protette come le tartarughe carretta carretta. Ma sono le microplastiche, quasi invisibili all’occhio nudo, a creare ripercussioni più gravi.

L’Europa riversa in mare tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche. Questi piccoli frammenti mettono ancor di più in pericolo gli esseri marini e si insinuano nella nostra catena alimentare, mettendo a rischio la nostra stessa salute.

L’inquinamento da plastica è una delle emergenze ambientali più gravi. Di due respiri che facciamo, uno ci viene donato dal mare. I nostri oceani stanno soffocando e noi con loro.

Una dieta a base di plastica: quali conseguenze sull’uomo?

Ad oggi si stima che 134 specie marine del Mediterraneo abbiano ingerito plastica, specie che inevitabilmente finiscono sui nostri tavoli. Gli animali marini non riescono a fare la differenza tra gli esseri di cui si nutrono ed i frammenti di plastica. Un volta ingerite, le microplastiche sprigionano sostanze chimiche dannose che però non alterano né il gusto né la consistenza di quello che mangiamo.

microplastiche negli oceani
Come indica il report di Greenpeace Italia, negli organismi marini sono presenti, nel 30% delle specie analizzate, frammenti di plastica inferiore ai cinque millimetri. Non parliamo di specie remote, ma di pesci come triglie, merluzzi od ancora acciughe pescati a Genova, Grossetto e Napoli. “Ciò che ci preoccupa maggiormente è la rapida evoluzione di questo problema e la graduale trasformazione delle microplastiche in nanoplastiche, particelle ancora più piccole che se ingerite dai pesci possono trasferirsi nei tessuti ed essere quindi ingerite anche dall’uomo, con rischi per la salute ancora sconosciuti”, afferma Greenpeace sull’argomento.

Non sappiamo ancora con esattezza quali conseguenze possa avere la plastica sul nostro corpo. Le comunità scientifiche stanno svolgendo diversi studi al riguardo, secondo recenti ricerche alcune sostanze contenute nella plastica potrebbero avere effetti dannosi sull’uomo:

  • Il Bisfenolo A, che si comporta come un estrogeno, favorirebbe l’obesità e potrebbe avere conseguenze sulla riproduzione.
  • Il Triclosan, interagirebbe in maniera negativa con gli ormoni maschili

“Siamo ciò che mangiamo”, scriveva Ludwig Feuerbach. Ma che cosa siamo se ingeriamo cibo spazzatura?

 

Articolo di Ilaria Congiu