Sappiamo davvero spendere per bene i nostri soldi al supermercato? Dal 1 ottobre e per tutto il mese Fairtrade invita a scoprirlo mettendosi in gioco: torna la campagna nazionale di promozione dei prodotti del commercio equo Fairtrade. Nel nuovo mini sito dedicato alla campagna tutti potranno cimentarsi con la spesa sostenibile con un carrello virtuale e vedere gli effetti dei propri acquisti nella vita dei produttori agricoli dall’altra parte del mondo, in Asia, Africa e America Latina.  

Allo stesso tempo, sconti nei supermercati invoglieranno le persone a provare i prodotti, se non li conoscono, e ad approfondirne il loro valore se li hanno già acquistati. L’invito è a riflettere sui propri acquisti: sempre più spesso nei supermercati troviamo dei prodotti sottocosto, molto vantaggiosi da un punto di vista economico. Ma chi paga quella differenza che non viene messa in conto sullo scontrino? Sarà qualcun altro, probabilmente. O magari tutti noi, prima o poi, sotto forma di effetti sull’ambiente, di aumento delle migrazioni o di ingiustizia sociale. 

Ci sono invece dei soldi spesi per bene. Ad esempio come quelli per prodotti che assicurano ad agricoltori e lavoratori migliori condizioni di lavoro. L’impegno del sistema Fairtrade va infatti proprio in questa direzione: assicura che le organizzazioni di produttori ricevano un prezzo ‘fairtrade’ per la vendita dei loro prodotti e che ricevano un margine di guadagno aggiuntivo, il premio fairtrade, per avviare progetti a vantaggio della comunità, secondo un processo democratico collettivo, come l’investimento in processi di miglioramento produttivo, la formazione, la costruzione di infrastrutture o il sostegno alle famiglie dei lavoratori. 

Tanti prodotti tra cui scegliere, la garanzia: Fairtrade. Non solo caffè, cacao e banane, ma anche biscotti, cereali per la colazione, gelati, frutta secca, succhi di frutta prodotti da forno. Tra le catene della grande distribuzione partner dell’iniziativa: Carrefour, Coop Italia, Lidl Italia, e Mercatò con i loro punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale. 

Il sistema di certificazione Fairtrade, nasce per ridurre le ingiustizie del commercio internazionale attraverso l’introduzione di pratiche scambio più eque nei confronti di contadini e dei lavoratori dei Paesi in via di sviluppo.  

Attraverso un sistema rigoroso di standard, regola i rapporti commerciali tra aziende e organizzazioni di contadini e lavoratori, in modo che a questi ultimi venga assicurato il pagamento di un prezzo minimo, il prezzo minimo Fairtrade, tale da coprire i costi medi di una produzione sostenibile, e un margine di guadagno aggiuntivo, il premio Fairtrade, per la realizzazione di progetti sociali, ambientali o di incremento della produzione.  

Il circuito rappresenta 1,6 milioni di agricoltori in 75 Paesi di Asia, Africa e America Latina coltivatori di caffè, zucchero, banane, ananas cacao, lavoratori nelle piantagioni di banane, tè, fiori e molto altro. Più di 30.000 prodotti finiti sono in vendita sugli scaffali di negozi e supermercati di oltre 150 paesi nel mondo. Fairtrade International è l’organizzazione capofila del network.  

Fairtrade Italia rappresenta il marchio di certificazione Fairtrade nel nostro Paese dal 1994. Lavora in partnership con le aziende concedendo in sub-licenza il marchio Fairtrade a garanzia del controllo delle filiere dei prodotti provenienti dai Paesi in via di sviluppo, nel rispetto dei criteri di terzietà che l’ente di certificazione assicura. Supporta le aziende nell’approvvigionamento di materie prime certificate e nel consolidamento delle filiere in base alle richieste specifiche dei propri partner.  

Attualmente in Italia sono in vendita più di 2000 prodotti Fairtrade e il valore del venduto è di 320 milioni di euro.  

Fairtrade e Covid-19. Secondo le ultime previsioni della Università delle Nazioni Unite, più di mezzo miliardo di persone nei prossimi mesi potrebbero diventare povere. E tra queste, le centinaia di migliaia di lavoratori che si occupano della produzione del cibo che consumiamo quotidianamente.  

I produttori Fairtrade vivono in comunità dove gli ammortizzatori sociali sono carenti o non esistono, dove i sistemi sanitari sono inadeguati o mancano del tutto, dove spesso non c’è acqua potabile e pulita. E ora la crisi, distruggendo le catene di fornitura globali, mette a rischio la loro primaria forma di guadagno. Le chiusure necessarie per la sicurezza pubblica nei Paesi di importazione stanno provocando la rapida caduta degli ordini in alcune filiere, con pesanti perdite di posti di lavoro e di reddito tra i gruppi già vulnerabili.  

Fin dall’inizio di marzo 2020 le organizzazioni del circuito del commercio equo certificato hanno svincolato l’uso del premio, ovvero il margine di guadagno di cui godono i produttori agricoli grazie all’appartenenza circuito. Ciò significa che si è potuto iniziare a fare formazione ai dipendenti sui rischi della Covid-19, sono stati acquistati dispositivi di protezione individuale e in taluni casi sono state fatte donazioni alle strutture sanitarie locali.