Il 91% dei materiali è avviato al recupero, resiste a 75 cicli di lavaggio, impatta sull’effetto serra il 48 % in meno del monouso. Sono questi i numeri vincenti del tessuto riutilizzabile per la ristorazione ottenuti dalle analisi comparative di Lca (Life Cycle Assessment) e Lcc (Life Cycle Costing), le metodologie che rilevano rispettivamente gli impatti ambientali ed economici nelle varie fasi di vita del prodotto, dalla ‘culla alla tomba’, tenendo conto del ruolo delle lavanderie industriali. 

I dati sono stati presentati ad Ecomondo a Rimini, la fiera divenuta punto di riferimento per nuovi modelli di economia, durante la conferenza stampa di Ebli, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali. Nella fase di smaltimento, il monouso finisce per il 55% in discarica, il 45% va all’inceneritore, mentre, a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali, del tovagliato in tessuto solo l’8% va in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento, il resto viene avviato a riciclo.  

Sebbene la produzione di tessuto potrebbe far pensare a un maggior utilizzo di acqua, soprattutto nella fase di produzione del cotone, dal Lca risulta che dopo 57 lavaggi si ha un punto di pareggio, con il 18% in meno di consumi dopo 75 cicli di lavanderia. Rispetto al monouso, il tessuto produce il 59% in meno di eutrofizzazione e -61% di acidificazione. 

Lo studio ipotizza due scenari di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui si nota che nello scenario minimo si arriverebbe al 12% in meno di CO2 equivalente, mentre nello scenario massimo a -20 %. Questo si traduce in risparmio economico, rispettivamente, di 39 milioni di euro nello scenario minimo e di 71 milioni di euro in quello massimo, e in termini di costi che sostiene la collettività per riparare i danni ambientali, il 63 % in meno. 

Il costo del fine vita che ricade sulla società non è subito evidente: è il prezzo che noi tutti siamo tenuti a pagare nel medio o lungo periodo per porre rimedio agli effetti delle attività antropiche. In quest’ottica è stato calcolato che il costo della raccolta e dello smaltimento del tovagliato a fine vita è di circa 374 mila euro per il riutilizzabile a fronte dei quasi 28 milioni di euro del monouso. 

“Il lavoro dell’Ente Bilaterale si colloca a pieno nel rispetto del Pnrr, in particolar modo nella parte ambientale relativa alla riduzione delle emissioni e dei rifiuti incentivando oltre che l’economia circolare anche l’economia legata al ‘riutilizzo’ per più cicli di un prodotto, superando così la logica del monouso”, dice Giuseppe Ferrante, presidente Ebli.  

“Il Pnrr – continua Ferrante – prevede, proprio sul tessile, il primo modello di studio di Hub circolare per recuperare gli scarti tessili. Il ciclo di vita presentato da Ebli centra il modello descritto dal Piano: il tessile in uscita dalle lavanderie industriali è riutilizzato in settori diversi sotto forma di stracci o di altri prodotti. Questo asset, dunque, si prefigge lo scopo di perseguire un duplice percorso verso una piena sostenibilità ambientale: da un lato si propone di migliorare la gestione dei rifiuti con modelli di economia circolare e dall’altro realizzare progetti innovativi per la filiera del tessile che riveste il vero e proprio core dell’economia circolare”.  

“Attraverso un investimento nel riutilizzabile si contribuisce alla crescita del Pil nazionale e all’occupazione lasciando in Italia un importante valore economico che altrimenti sarebbe indirizzato verso l’estero dove si produce il monouso”, conclude il presidente Ebli. 

La valutazione degli impatti ambientali ed economici del tovagliato riutilizzabile e quello in carta nel settore della ristorazione, spiega Roberto Cariani, socio fondatore e project manager di Ambiente Italia, “derivano dall’utilizzo della metodologia dell’analisi del ciclo di vita (Lca), che, a partire da alcune assunzioni di base, permette di confrontare in modo affidabile due modi alternativi di soddisfare uno stesso servizio, fornire ai clienti una tovaglia e tovaglioli ai tavoli” .  

“A fronte di un risultato che dal punto di vista ambientale mostra i benefici del tovagliato riutilizzabile – aggiunge Cariani – è interessante il confronto economico. Non ci si è limitati a calcolare il costo diretto delle due soluzioni, ma sono stati valutati anche i costi ambientali nel ciclo di vita, considerando gli oneri maggiori che sosterrebbe la collettività per il monouso, sulla base della valorizzazione economica delle emissioni di gas serra”. 

Ebli ha affidato a Giornalisti Nell’Erba, progetto che fa educazione allo sviluppo sostenibile, la traduzione in infografica animata dello studio. Per rappresentare i numeri del tovagliato in Italia in un anno, è stato calcolato che del monouso, sono 117 milioni le tovaglie utilizzate, quasi il doppio della popolazione italiana. I coprimacchia sono 369 milioni di pezzi, circa l’intera popolazione Europea. I tovaglioli monouso in un anno sono più di 4 miliardi, come se dovessero essere distribuiti alla metà della popolazione mondiale, a fronte di 1,3 miliardi di quelli in tessuto.  

“Parlare correttamente di tematiche ambientali con differenti interlocutori risulta spesso difficile a causa dei numerosi termini tecnici e dati necessari, cosa che potrebbe non porre chi ascolta con atteggiamento di apertura. Ma capire gli effetti di scelte poco sostenibili è fondamentale – dice Giorgia Burzachechi, vicedirettore di Giornalisti Nell’Erba – per questo il nostro progetto fa comunicazione ambientale in maniera seria ma non seriosa, comprensibile a tutti. Diffondiamo la cultura della sostenibilità, nella speranza di un futuro migliore per il nostro Pianeta e per chi lo abita”. 

Ebli è l’Ente Bilaterale delle Lavanderie Industriali, le imprese che sanificano il tessile nelle strutture sanitarie e socio assistenziali, negli alberghi e nei ristoranti. Costituito nel 1999 dall’associazione datoriale Assosistema Confindustria e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative del settore Femc-Cisl, Filctem-Cgil e Uilta-Uil, Ebli si caratterizza come una delle prime realtà bilaterali in Italia impegnata nella disamina delle componenti che influenzano il mercato di riferimento e la condizione dei lavoratori.  

Il compito di Ebli è quello di delineare attraverso i progetti, la ricerca, la conoscenza, l’approfondimento e l’innovazione in che modo gli attori delle relazioni industriali possono contribuire all’innalzamento del tasso di competitività del settore, alla crescita dell’occupazione e all’incremento delle competenze professionali dei lavoratori.