Una diffusa azione di rinaturazione, ovvero di ricostruzione e rigenerazione dei sistemi naturali che abbiamo distrutto, e la gestione sostenibile degli ecosistemi sono strumenti cruciali nella lotta alla crisi climatica in grado di garantire anche notevoli vantaggi economici e creare nuovi posti di lavoro. In particolare, ripristinare 350 milioni di ettari di foreste entro il 2030 potrebbe generare benefici per 140 miliardi di euro l’anno. 

A mostrarlo il nuovo report Wwf ‘Valore Natura’, realizzato all’interno della campagna ReNature Italy e lanciato in vista del 3 marzo, Giornata Mondiale della Fauna Selvatica (World Wildlife Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 2013 e quest’anno dedicata a foreste e mezzi di sostentamento per le persone e per il pianeta (‘Forests and Livelihoods: Sustaining People and Planet’). 

In 50 anni – ricostruisce l’associazione – a livello globale abbiamo assistito al declino, in media, del 68% delle popolazioni di vertebrati (Living Planet Report 2020); un territorio grande come 20 volte la superficie della Francia è stato completamente degradato (Oecd 2019); in Europa, l’81% degli habitat tutelati dall’omonima Direttiva si trova in uno stato di conservazione inadeguato (Eea 2020).  

Ma ricostruire quello che abbiamo perduto in parte è ancora possibile. I servizi essenziali garantiti da ecosistemi come foreste, praterie e zone umide includono la produzione di ossigeno e acqua potabile, la riduzione degli inquinanti in atmosfera, nelle acque e nei suoli, la disponibilità di materie prime naturali nonché medicinali e principi utili alla ricerca biomedica. Questi servizi hanno, poi, un ruolo centrale nella mitigazione del riscaldamento globale.  

“Recenti ricerche dimostrano, infatti, come le cosiddette soluzioni basate sulla natura – spiega il Wwf – tra cui il ripristino di foreste naturali, torbiere, mangrovieti e il recupero degli ecosistemi acquatici e marini, contribuirebbero a più di un terzo degli sforzi necessari per mitigare il cambiamento climatico entro il 2030 e abbatterebbero le emissioni di CO2 totali di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno, l’equivalente delle emissioni attuali combinate di Stati Uniti e Unione Europea”.  

Investire in rinaturazione significa anche generare vantaggi economici e sociali non indifferenti. “Secondo l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), ogni anno i sistemi naturali del Pianeta forniscono benefici al genere umano (servizi ecosistemici) valutabili tra i 125 e i 140mila miliardi di dollari, una volta e mezzo il prodotto interno lordo globale – continua il Wwf nella sua analisi – Alcuni studi di Nature4Climate (iniziativa sostenuta da una coalizione che include Unep, Undp e Wwf) affermano che per ogni dollaro speso in rinaturazione si prevede un ritorno economico di almeno 9 dollari (che in alcuni casi può arrivare anche a 30)”.  

Così, sottolinea il Wwf, “‘rinaturando’ almeno 350 milioni di ettari di foreste entro il 2030 si potrebbe generare un beneficio economico netto pari a circa 170 miliardi di dollari l’anno (circa 140 miliardi di euro), considerando la protezione dei bacini idrici, l’incremento della produttività agricola, nonché i vantaggi in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici grazie al sequestro di oltre 5 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno”.  

La campagna ReNature Italy del Wwf, fra le numerose azioni, prevede interventi di rinaturazione nelle sue 100 Oasi e in particolare in un ampio tratto del fiume Po. Ripristinare i servizi ecosistemici garantiti da questo importante bacino, come la regolazione del ciclo idrologico, la depurazione delle acque e il trattamento di quelle reflue, il controllo dell’erosione, la formazione di corridoi ecologici, la fornitura di materiali come sabbia, ghiaia e argilla produrrebbe un valore economico contenuto in un range tra i 218 milioni e i 402 milioni di euro, senza contare i benefici per le attività turistiche e ricreative, il valore della biodiversità e il ruolo di corridoio ecologico del Po.