(Adnkronos) – Le piattaforme della tecno-scienza, che consentono di mettere in rete tecnologie e competenze che nessun singolo ente potrebbe permettersi, “daranno sicuramente più chance ai giovani scienziati”, perché “per accedere serve avere idee competitive. Non si deve chiedere il permesso a nessuno, solo competere con le altre idee. E’ un diritto che viene garantito e tutelato per tutti i giovani quello di entrare con propri progetti, se validi”. Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute, riferendosi in particolare al lavoro della Fondazione Human Technopole di Milano, la senatrice a vita Elena Cattaneo, direttrice dei Centri di ricerca coordinata (Crc) UniStem dell’Università Statale di Milano, a margine del convegno ‘Le piattaforme della tecno-scienza’ all’Accademia dei Lincei a Roma, appuntamento in cui si confrontano nomi illustri del mondo accademico, delle Fondazioni, degli enti di ricerca, delle istituzioni e dell’industria.  

Per quanto riguarda le scienze della vita, “le piattaforme nazionali presso l’Human Technopole credo siano vicine a un giro di boa, perché la governance appena rinnovata è prossima ad approvare quelle selezionate dal Comitato tecnico che ha gestito la consultazione pubblica, includendo tutti i ricercatori italiani. Tutto questo lavoro ha permesso di capire quali piattaforme sono necessarie per il Paese. E’ stata chiamata l’intera Italia della scienza per individuarle. E ora la nuova governance, entro novembre, ha l’opportunità di fare il prossimo passo e quindi deliberare. Credo e spero che si cominci subito, anche perché sarebbe un segnale di speranza per tantissimi giovani”, ha aggiunto Cattaneo. 

Ormai, ha precisato la senatrice, “per fare scienza servono strutture, strumenti, competenze in rete e organizzate, soprattutto in alcuni settori, come le scienze della vita. Ormai la ricerca ci permette di scendere nel dettaglio della cellula di guardare al suo interno. E questo possiamo farlo guardando dentro più cellule contemporaneamente. Solo poco tempo fa riuscivamo a farlo con 100 cellule, poi sono diventate mille, poi decine di migliaia, oggi arriviamo a milioni o addirittura a miliardi”.  

Ma per fare questo tipo di lavoro “servono tecnologie, strumenti che lo consentano. Nessun ente in Italia può permettersi da solo di acquisire, gestire, manutenere, implementare la strumentazione che serve per tenere l’Italia alla frontiera della conoscenza nell’ambito delle scienze della vita. L’unico modo che abbiamo sono queste piattaforme, attraverso le quali si possono concentrare strumentazioni e competenze in un unico luogo del Paese”.  

Per le scienze della vita “è quello che si sta cercando di fare a Milano, presso la fondazione Human Tecnopole che dispone di un ingente budget e di una legge che permette di destinare il 55% di quelle risorse per creare piattaforme aperte al Paese, aperte a tutte le idee dei giovani anche se sconosciuti, a patto che la loro proposta sia giudicata idonea”.