Un “sacco di bugie”. Così la Cina torna ad accusare Mike Pompeo, parlando di una “battaglia che non è solo tra gli esseri umani e il virus, ma anche tra verità e menzogne”. Ieri il segretario di Stato Usa ha detto che gli Stati Uniti hanno “prove significative” del fatto che il coronavirus “possa essere stato originato nel laboratorio” della megalopoli cinese di Wuhan, ma non hanno la “certezza”. E la risposta della portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, non si è fatta attendere. “Se Pompeo ha delle prove, allora le mostrasse!”, ha detto Hua nel consueto briefing con i giornalisti secondo le dichiarazioni riportate dal giornale Global Times. “In caso contrario – ha incalzato – è forse impegnato a inventare queste ‘prove’?”. Domenica scorsa Pompeo aveva parlato di “indizi enormi” che collegavano l’origine del virus al laboratorio. 

“Quanta verità viene nascosta dagli Usa? Chi sta mettendo in pericolo le vite degli americani? Non è forse sufficiente la perdita di oltre 60.000 americani per svegliare le coscienze dei politici degli Stati Uniti?”, ha proseguito Hua, stando alle dichiarazioni raccolte dal giornale, ‘costola’ del Quotidiano del Popolo, megafono del Partito comunista cinese. Ancora rivolta ai “politici americani”, la portavoce ha insistito: “Possono davvero rinunciare all’etica per i loro interessi politici?”. La Cina, primo Paese a fare i conti con l’emergenza coronavirus, ha confermato 4.633 morti dall’inizio dell’epidemia e 82.885 contagi. Gli Stati Uniti sono il primo Paese al mondo per numero di casi, ben 1.228.609 secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University che parlano anche di 73.431 decessi.