La trasmissione asintomatica di Sars-Cov-2 è il tallone d’Achille della strategia di controllo della pandemia di Covid-19. Lo sostengono gli esperti dell’università della California che firmano un editoriale sul ‘New England Journal of Medicine’, sostenendo che occorre cambiare approccio nella gestione di questa emergenza sanitaria, puntando sui test alle persone che non manifestano sintomi, specialmente nelle Rsa. 

Gli esperti ricordano che le strategie tradizionali di controllo delle infezioni dipendono fortemente dalla diagnosi precoce della malattia. Quando Covid-19 è esploso sulla scena globale, le autorità sanitarie hanno inizialmente implementato gli stessi interventi utilizzati per la Sars nel 2003, come il rilevamento dei casi basato sui sintomi e poi test per guidare le misure di isolamento e quarantena. Un approccio iniziale giustificato dalle molte somiglianze tra Sars-Cov-1 e Sars-Cov-2, tra cui un’elevata correlazione genetica, la trasmissione principalmente attraverso le goccioline respiratorie e la frequenza dei sintomi respiratori inferiori (febbre, tosse e respiro corto) in entrambe le infezioni, che si sviluppano in media 5 giorni dopo l’esposizione.  

Tuttavia, nonostante il dispiegamento di questi interventi di controllo, le traiettorie delle due epidemie hanno virato in direzioni drammaticamente diverse. Entro 8 mesi, la Sars è stata posta sotto controllo dopo che aveva infettato circa 8.100 persone in aree geografiche limitate. In 5 mesi, Sars-Cov-2 ha infettato oltre 2,6 milioni di persone e continua a diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Cosa spiega queste differenze di trasmissione e diffusione?  

Un fattore chiave nella trasmissibilità di Covid-19 è l’elevato livello di diffusione virale nel tratto respiratorio superiore anche tra i pazienti presintomatici, cosa che distingue il coronavirus dalla Sars, che si replica principalmente nella parte inferiore del tratto respiratorio. Anche nel caso dell’influenza, le persone con malattia asintomatica hanno generalmente cariche virali più basse nelle secrezioni del tratto respiratorio superiore, rispetto a quello inferiore e una durata più breve della diffusione virale rispetto alle persone con sintomi, cosa che riduce il rischio di trasmissione da persone paucisintomatiche (cioè, quelle con pochi sintomi). 

Secondo uno studio citato dai medici americani e condotto in una struttura di assistenza sanitaria a lungo termine, oltre la metà dei residenti (27 su 48) era asintomatico ma positivo ai tamponi: i risultati indicano che le persone asintomatiche anno un ruolo importante nella trasmissione di Sars-Cov-2. Lo screening basato sui sintomi da solo non è riuscito a rilevare un’alta percentuale di casi infettivi e non è stato sufficiente a controllare la trasmissione.  

“L’elevata mortalità – segnalano gli autori – ci mostra che dobbiamo cambiare l’approccio soprattutto nelle strutture di assistenza qualificata, al fine di proteggere le popolazioni vulnerabili fino a quando non saranno disponibili altre misure preventive, come un vaccino o una terapia. Crediamo – evidenziano – che sia necessario espandere ora i test Covid-19 alle persone asintomatiche iniziando dai pazienti e dagli operatori sanitari delle Rsa”. 

Tamponi di massa eseguiti in questo modo – considerando che negli Stati Uniti circa 1,3 milioni di persone sono residenti in queste strutture – dovrebbero essere estesi ad altre situazioni come carceri, strutture per la salute mentale, rifugi per senzatetto e pazienti ospedalizzati. L’attuale capacità di test degli Stati Uniti deve aumentare immediatamente per attuare questa strategia. E tutti questi fattori supportano anche l’opportunità per il grande pubblico di utilizzare mascherine per il viso in spazi affollati all’aperto o al coperto. Questa pandemia senza precedenti richiede misure senza precedenti per arrivare a vincere, ammoniscono gli esperti.