L’immortalità è destinata a rimanere per ora un sogno: il corpo umano, lo ha scoperto la scienza, ha una “data di scadenza” ineluttabile.

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La scienza da sempre insegue il mito dell’immortalità umana: non è solo un modo di dire, anzi in Silicon Valley ci sono start up che studiano dichiaratamente il sistema per spingere il fine vita umano sempre più in là, con l’obiettivo del “mai”.

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Secondo un recente studio congiunto fra Singapore e New York, però, questo obiettivo non è raggiungibile secondo la via tradizionale, cioè allungando sempre di più la vecchiaia: secondo i dati raccolti dai ricercatori, la durata della vita dipende dall’età biologica (calcolata in base allo stile di vita, alle malattie, allo stress) e dalla resilienza, cioè alla capacità di tornare in salute dopo una malattia o un trauma, e soprattutto non può superare i 150 anni. Raggiunta questa soglia, il corpo umano perde la capacità di essere resiliente, anche di fronte al minimo problema.

Ed in effetti le persone più vecchie del mondo hanno raggiunto a stento i 120 anni: agli scienziati più visionari non resta che cercare il sistema per fermare l’invecchiamento.