Trump blocca Huawei, la Cina risponde minacciando di azzerare l’export delle terre rare: ma cosa sono e perchè hanno convinto l’America a fare marcia indietro?

Si parla da giorni dello scontro diplomatico-tecnologico fra USA e Cina, con il Presidente Trump che vieta alle aziende cinesi di acquisire tecnologie da quelle americane senza il consenso del governo e la conseguente sospensione dei rapporti commerciali fra Google e Huawei. Il problema sarebbe, secondo gli USA, la possibilità che la Cina usi il 5G per motivi di spionaggio ai danni dell’America e in favore di stati “pericolosi” come l’Iran.

La Cina non ha risposto direttamente al giro di vite americano, ma a quanto pare ha lanciato una minaccia che non è passata inosservata alle alte sfere: azzerare l’export di terre rare, di cui è produttrice. Una minaccia che è valsa l’immediata “retromarcia” americana, che ha rimandato il decreto di 3 mesi e deve ancora decidere come proseguire.

Ma cosa sono queste terre rare? Si tratta di un insieme di minerali “rari” che servono alla realizzazione di elementi imprenscindibili per la tecnologia moderna, come chip, magneti, fibre ottiche laser e di conseguenza schermi dei nostri dispositivi, cd, dvd, carte di credito, ma anche automobili ibride, il cui funzionamento si basa sull’utilizzo di neodimio lantanio, disprosio e terbio, alcune di queste “terre rare”.

Le terre rare vengono chiamate così non tanto per l’effettiva “rarità”, in quanto alcune di loro sono fra i minerali più presenti sul pianeta, ma perchè ne esistono pochi giacimenti economicamente sfruttabili: il maggior produttore di queste materie prime è la Cina, ma esistono giacimenti anche in altri luoghi, come l’Australia, il Brasile, il Sudafrica, la Groenlandia e la stessa America. E’ la Cina comunque a farla da padrone e già da tempo ha iniziato a ridurre l’export, al fine di rendere queste terre rare ancora più rare e preziose.

Gli analisti finanziari hanno fatto sapere che nella guerra all’ultima terra rara, la Cina rischia più degli USA: in America ci sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo, ma a Pechino si parla -in caso di stop dell’export- di un colpo al PIL pari all’1-2% annuo, molto difficile da ammortizzare per un’economia come quella cinese che sta rallentando fisiologicamente dopo anni di forte crescita.

Per ora, chi possiede un cellulare Huawei può dormire sonni tranquilli: il sistema Android continuerà ad essere aggiornato. Per i modelli nuovi della casa produttrice cinese, verrà forse sperimentato un nuovo sistema operativo.

5g