A fotografarlo è stata Katie Bouma, scienziata del MIT. Il buco nero M 87 è distante 55 milioni di anni luce. Eistein aveva ragione! I dettagli

Einstein aveva ragione: il buco nero esiste e per la prima volta possiamo vederlo anche noi, grazie a una foto resa pubblica lo scorso 10 aprile. A fotografarlo è stata Katie Bouma, una scienziata del Massachusetts Institute of Technology. “Guardo incredula la prima immagine di un buco nero che ho ricostruito. Nessuno di noi avrebbe potuto farlo da solo. Ci siamo riusciti grazie a tante persone differenti con percorsi diversi” – ha spiegato la ricercatrice ventinovenne.

Già nel 2016 le onde gravitazionali avevano confermato l’esistenza di questi oggetti cosmici, ma con l’arrivo dell’immagine si ha finalmente una testimonianza diretta. Il buco nero M 87, al centro della galassia Virgo A (o M87), è distante circa 55 milioni di anni luce.

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Come ha sottolineato anche la Bouma, si è trattato di un duro lavoro di squadra. Al progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), finanziato dalla Commissione Europea, ha partecipato anche l’Italia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Foto del buco nero M 87: una massa di sei miliardi e mezzo quella del nostro Sole

Osservando la foto del buco nero, rivelato dalla sua ombra, potrete osservare una specie di anello rossastro. Posizionato della galassia M87 (da cui prende il nome) ha una massa di sei miliardi e mezzo quella del nostro Sole. Si tratta, dunque, dell’ombra di un buco nero.

“Nei buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie, la materia che viene attratta si riscalda e, cadendo nel buco nero, emette luce, parte della quale è osservabile con i radiotelescopi. In queste condizioni fisiche, infatti, è possibile rivelare la cosiddetta zona ‘in ombra’, ossia quella regione di ‘assenza di luce‘ e che è tale in quanto la luce al suo interno viene assorbita dall’orizzonte degli eventi” – ha spiegato all’Ansa Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte e membro del comitato scientifico della collaborazione Eht (Event Horizon Telescope).

Rezzolla si riferisce al confine che separa un buco nero dallo spazio che lo circonda. Parliamo di un confine matematico dove nemmeno la luce può sfuggire alla forza di gravità.

Foto del buco nero: perché è un passo importante

“Con i telescopi di Eht abbiamo finalmente raggiunto una risoluzione sufficiente per guardare su una scala dell’orizzonte degli eventi. Dall’interno di questa superficie nessuna informazione può essere scambiata con l’esterno. Per questo motivo i buchi neri sono importanti in fisica: il loro orizzonte degli eventi è infatti un limite invalicabile alla nostra capacità di esplorare l’universo” – ha aggiunto.

Un passo importante per la ricerca: questi oggetti cosmici, invisibili per definizione, per la prima volta si possono vedere e studiare direttamente. Una “prima pagina di un libro nel quale è possibile fare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti, previsti un secolo fa da Albert Einstein” – ha concluso Rezzolla.

Il progetto è stato pubblicato in 6 articoli in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters. Mentre hanno annunciato il risultato in sei conferenze stampa nello stesso momento.