Emissioni gas a Cava de Selci. La stazione multi-strumentale mobile fondamentale per monitorare e intervenire

Monitorare la qualità dell’aria dove si registrano anomali livelli di emissioni di gas naturali è di fondamentale importanza per salvaguardare la salute di chi popola quella determinata area. Altrettanto importante è utilizzare la strumentazione adeguata, in grado di fornire dati quanto più dettagliati possibili. Lo conferma anche lo studio geochimico multi-strumentale per l’analisi delle emissioni di gas CO2 in area densamente popolata effettuato nel 2016 a Cava dei Selci, nel Lazio, i cui risultati sono stati pubblicati poco più di un anno fa su Applied Geochemistry.

Emissioni gas a Cava de Selci: il contesto

Nel Lazio sorge un complesso vulcanico nella zona dei Colli Albani dove si registrano emissioni di gas naturali potenzialmente pericolosi per la gente che vive nelle aeree circostanti. Si tratta infatti di gas tossici i cui livelli nell’aria risultano essere anomali perché piuttosto elevati.

Tali emissioni gassose, nocive soprattutto per gli abitanti di Cava dei Selci, originano da una falda acquifera regionale all’interno delle sequenze rocciose di carbonato mesozoico.

In un contesto del genere, appare evidente la necessità di un’analisi accurata della qualità dell’aria per monitorare l’evolversi della situazione e procedere con interventi adeguati.

Lo studio del 2016

Nella primavera del 2016, proprio in quella zona, arriva un gruppo multidisciplinare per valutare l’impatto ambientale delle emissioni di gas CO2 in un’area densamente popolata come Cava dei Selci.

Il team di ricerca sul campo è formato da esperti che provengono dalI’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR, dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e da West Systems.

Il gruppo di lavoro ha condotto, dunque, un’indagine geochimica completa, operando in una cava di pietra abbandonata situata vicino al centro abitato. L’obiettivo era duplice: da una parte “studiare la composizione del gas da scariche puntuali e siti di degassificazione del suolo diffusi in modo anomalo” e dall’altra “valutare il loro impatto ambientale sulla qualità dell’aria locale”.

Metodologia e risultati

L’indagine eseguita sul posto ha rivelato che “i processi nel suolo hanno influenzato le emissioni diffuse di gas endogeni”. Non solo: i ricercatori hanno scoperto che il gas più impattante nell’area residenziale è l’H2S. Un dato, quest’ultimo, ottenuto grazie all’utilizzo di una stazione multi-strumentale mobile (MMS) per il monitoraggio della qualità dell’aria in grado di rilevare, in modo continuativo e contemporaneamente, la concentrazione dei principali gas tossici come CO2, H2S, SO2, CH4, GEM e CO ma anche dei potenziali contaminanti gassosi secondari.

“L’indagine geochimica, effettuata tramite stazione mobile e misurazioni del gas del suolo, si è rivelata – si legge nell’abstract del paper – particolarmente efficiente per valutare i potenziali effetti causati dalle emissioni di gas nelle aree abitate”. Per questo, l’approccio multi-misurazione utilizzato nello studio dell’emissione di gas a Cava de Selci – possibile grazie all’utilizzo dell’MMS – si è rivelato “di fondamentale importanza per la gestione dei futuri piani di sviluppo urbano” nonché di “monitoraggio e intervento”.