Mentre in molti Paesi europei gli animali sono già scomparsi dai tendoni, in Italia la transizione verso un circo moderno ed etico, fondato su arte e acrobazia, procede ancora a rilento. La legge c’è, ma resta sulla carta: il divieto dell’uso di animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti, previsto dalla Legge Delega n. 106 del 15 luglio 2022, non è ancora entrato in vigore.
Il decreto attuativo che dovrebbe renderlo operativo è stato più volte rimandato: prima fissato al 18 febbraio 2023, poi posticipato ad agosto 2024, successivamente ad agosto 2025. L’ultima proroga – la terza in tre anni – sposta l’orizzonte al 31 dicembre 2026. Un rinvio che ha scatenato la reazione delle principali associazioni animaliste (LAV, ENPA, LNDC, Animalisti Italiani), che parlano apertamente di “tradimento della civiltà” e chiedono che lo Stato rispetti gli impegni presi.
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Nel frattempo, regioni e città si muovono autonomamente. La Lombardia ha approvato una mozione per chiedere al Governo di non concedere ulteriori proroghe; Firenze e Perugia hanno votato ordini del giorno che impegnano le amministrazioni locali a non ospitare più circhi con animali. Ma finché il decreto non verrà approvato, gli animali continueranno a essere impiegati legalmente in molte strutture itineranti del Paese.
A livello europeo, l’Italia resta quindi indietro: Francia, Olanda, Belgio, Austria e Grecia hanno da tempo introdotto divieti totali o parziali. In oltre 25 Paesi del mondo, l’uso di animali nei circhi è ormai considerato una pratica superata, incompatibile con la sensibilità contemporanea e con il concetto stesso di spettacolo artistico.
Dal tendone alla scena: il nuovo volto del circo moderno
Se da un lato la normativa arranca, dall’altro il circo moderno – o “circo contemporaneo” – mostra la via del rinnovamento. Niente più gabbie né fruste, ma performance basate su danza, acrobatica, teatro e musica dal vivo.
È la linea seguita da realtà come il Cirque du Soleil, pioniera mondiale del genere, ma anche da compagnie italiane come Circo El Grito, Circo Zoé, MagdaClan, BlucinQue, che negli ultimi anni hanno portato sulle scene europee un linguaggio fatto di poesia visiva, equilibrio e corpo.
Villaggio De Sanctis, il circo moderno a Roma
A Roma, dal 15 al 19 ottobre, nel cuore di Roma Est va in scena una rassegna di circo moderno e contemporaneo, Villaggio De Sanctis, nell’omonima villa: per la prima volta a volta si esibiranno nelle Capitale gli artisti della compagnia svizzera Théâtre Circulaire, che presenta tre spettacoli tra comicità, equilibrio e poesia: Post-apocalyptique Clown Show, Per un pelo e Porte-à-Faux. Insieme a loro, il Collettivo Flaan porta in scena Theseus², una produzione che intreccia voce, acrobatica e visual design.Non mancano le presenze italiane, con la magia scenica di Andrea Romanzi, i laboratori partecipati di CircoSvago e il gioco fisico di Duo CIRCOlante, in un programma pensato per pubblici di tutte le età.
Queste compagnie, spesso sostenute da festival e residenze artistiche, rappresentano una forma di spettacolo che unisce tradizione e sperimentazione: un “nuovo circo” che parla di libertà, di relazione con lo spazio e con il pubblico, e che valorizza la componente umana e creativa dell’arte circense.
Il Ministero della Cultura, attraverso i fondi FUS, sostiene da anni questo settore, riconoscendo ufficialmente il Circo Contemporaneo e di Innovazione come categoria artistica autonoma rispetto al circo tradizionale.
Un passaggio culturale, non solo legislativo
Il tema non riguarda solo il benessere animale, ma anche l’evoluzione culturale del concetto stesso di spettacolo popolare.
Il circo è sempre stato una forma d’arte “dei margini”, capace di unire discipline e generazioni, e oggi si trova di fronte a un passaggio decisivo: trasformarsi in uno spazio creativo e sostenibile, senza rinnegare la propria storia.
Molte famiglie circensi chiedono tempo e supporto economico per riconvertire strutture e numeri. Il governo, dal canto suo, promette fondi per la transizione e per la formazione degli artisti, ma l’assenza di un calendario chiaro lascia le compagnie sospese in un limbo normativo e produttivo.
La speranza è che il 2026 non diventi l’ennesimo rinvio, ma l’anno di una svolta reale: un punto d’arrivo simbolico in cui il circo italiano potrà finalmente liberarsi delle gabbie, in senso letterale e culturale, e tornare ad essere ciò che è sempre stato — uno spettacolo di libertà, immaginazione e meraviglia.