I Solisti Aquilani & Daniele Orlando a LAZIOSound Festival con ‘Le Quattro Stagioni’ di Vivaldi: una riflessione sulla natura oggi.

loading

C’è un enorme preoccupazione per l’ambiente in cui viviamo ne I Solisti Aquilani & Daniele Orlando, che domenica 24 luglio si esibiranno sul palco del LAZIOSound Festival a Santa Severa. L’ultima serata del festival è infatti dedicata alla categoria #ILOVEMOZART, incentrata sulla musica classica. I Solisti Aquilani & Daniele Orlando porteranno nella cornice del Castello di Santa Severa la loro versione de Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi. E in che modo la musica possa parlare anche di temi contemporanei ce lo spiega, nel dettaglio, Daniele Orlando.

«Immaginate un ruscelletto che scorre. Io a Pescara il ruscelletto che scorre non ce l’ho più. E qui devo aprire una parentesi doverosa. – ci dice Daniele – Io ho avuto un’infanzia pescarese molto bella. Abitavo di fronte al mare e i miei abitano ancora lì. Durante la mia infanzia, praticamente ho vissuto con il mare e l’ho conosciuto profondamente. Il mio sport preferito è l’apnea, quindi stavo continuamente con la testa sott’acqua».

«Il problema – continua Daniele Orlando – è nato quando, dopo tanti anni, quell’ambiente che io avevo conosciuto in una determinata maniera è cambiato drasticamente. Hanno realizzato una diga foranea immensa e il fiume si è diviso letteralmente a metà. Non scaricando più l’inquinamento ahimè al largo, ma addirittura sulle coste. Il tratto di mare dove io sono cresciuto non c’era più. Non c’erano manco le alghe, sempre che si riuscisse a vedere qualcosa nell’acqua per quanto era sporca. E io, che nel frattempo ho fatto due figli e adesso sono in attesa della terza figlia, in quello stesso mare dove mi bagnavo da piccolo e dove vedevo stelle marine, non posso mostrare più niente di tutto questo alle mie figlie».

LEGGI ANCHE: La classifica degli elettrodomestici che consumano di più

Daniele Orlando e la rivisitazione de Le Quattro Stagioni

«Da questo nuovo sguardo addolorato sul presente è nata l’interpretazione attuale de Le Quattro Stagioni. – ci spiega Daniele – Tenta di mostrare al pubblico questa situazione, però rendendolo partecipe. C’è la natura come ci è stata consegnata e la natura come la stiamo drammaticamente consegnando ai nostri posteri. Durante l’esecuzione, ne parliamo attraverso espedienti dinamici, come le escursioni dal piano al forte, attraverso il ritmo ed espedienti sonori mutuati dalla musica contemporanea».

Il documentario

«Per manifestare ancor di più, visto che ce l’avevamo proprio davanti agli occhi questa nuova interpretazione, è nata l’idea di creare un cortometraggio. – conclude Daniele – Questo cortometraggio dura 10 minuti ed è composto da quattro quadri. Il primo quadro ha come colonna sonora parte della Primavera e mostra per lo più la natura nella sua veste più pura. È stato girato in un bosco che abbiamo in Abruzzo che si chiama bosco di Sant’Antonio. Mette i brividi solamente a ricordarlo, è un posto veramente incredibile. Poi c’è il secondo quadro con l’Estate che rappresenta la natura che ha subito l’effetto di una mano troppo invasiva dell’uomo. Le immagini ci sono state donate da Greenpeace. Nel terzo quadro, che ha come colonna sonora l’Autunno, veniamo ripresi in una discoteca pescarese durante una festa.

Raccontiamo un uomo che, quasi ignaro del disastro che sta compiendo, si permette quasi di festeggiare. Si permette di fare festa sopra questo disastro, quasi a volersi anestetizzare. Nel corto, l’uomo dalla festa torna a casa e trova le proprie figlie che dormono. Così prende coscienza della realtà che in quanto uomo ha creato e si addormenta in un sonno che diventa un incubo. Questo è il quarto quadro, dal quale tenta disperatamente uscire. È una fuga disperata all’interno di una di una discarica che è tristemente famosa per essere la discarica di veleni più grandi d’Europa. Ce l’abbiamo sempre noi in Abruzzo e, alla fine di questa corsa disperata, c’è un ultimo disperato tentativo di ricongiungimento con la natura. È stato girato di fronte a una cascata molto importante che però purtroppo è franata. Il personaggio principale si trova ad annaspare nell’acqua, quasi ad affogare. Abbiamo due possibilità: quella della sostenibilità e quella del decadimento».