Ci siamo fatti raccontare qualcosa in più su questo mondo da Sara Mancabelli di Rete Zero Waste: il cammino verso una maggiore consapevolezza ambientale e lungo e complesso, ma del tutto fattibile

Zero Waste significa letteralmente zero rifiuti: può mai un essere umano arrivare a produrre zero rifiuti nella sua vita quotidiana? Non lo sappiamo, ma sicuramente può provarci. Questa storia inizia in America, nel 2009: una donna di nome Bea Johnson, francese ma trapiantata in California all’età di 18 anni, decide di condividere lo stile minimalista della sua famiglia su un blog, spiegando come si possono ridurre gli sprechi casalinghi e abbracciare un modo di vivere più eco sostenibile e in armonia con il pianeta. Il blog nel 2013 diventa un libro (Zero Waste home) , tradotto ad oggi in più di 10 lingue: nel frattempo anche in Europa e nel resto del mondo, quindi anche in Italia, iniziava a nascere attenzione su questi temi, che oggi potremmo definire al centro dell’agenda politica e sociale praticamente di ogni paese civilizzato.

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Zero Waste Italia, dal 2017 un percorso in crescita

Nel 2017 in Italia nasce la Rete Zero Waste: un gruppo di persone interessate al tema si ritrova sul web, si unisce e decide di mettere a disposizione di chi vuole intraprendere questo percorso di “minimalismo domestico” il patrimonio di conoscenze ed esperienze accumulate. Ma di cosa si tratta?

Ne abbiamo parlato con Sara Mancabelli, di Rete Zero Waste, a cui abbiamo fatto qualche domanda sul come, sul dove e sul quando: lei ci ha dedicato il suo tempo per spiegarcelo, o almeno per iniziare a farlo. Il tema è complesso, ma si parte a piccoli passi, scansando estremismi e radicalizzazioni con un solo obiettivo, cercare di fare qualcosa di concreto per aiutare il pianeta.

“Fra i 500 kg di rifiuti prodotti per abitante in un anno e i 500 gr di uno zero waster, è racchiuso il nostro margine d’azione”, inizia così la nostra chiacchierata con Sara, partendo da questo dato ISPRA che già colpisce la nostra attenzione e le nostre coscienze.

500 kg di rifiuti in un anno? Produciamo davvero così tanti scarti? Preso atto di questo numero, iniziamo a capire da dove possiamo partire per ridurlo.

Buttare meno si può, ecco come

La via maestra per ridurre gli sprechi è portare al minimo l’utilizzo dell’usa e getta, sostituendolo con oggetti durevoli: le soluzioni ci sono, molte sono indicate dalla mappa che troviamo sul sito Rete Zero Waste, altre vengono suggerite nel gruppo Facebook.

Si tratta, come dicevamo, di piccoli passi:

Se si mangia a casa è semplice usare le stoviglie di ceramica al posto di quelle di carta, oppure sostituire le teglie da forno di alluminio usa e getta con quelle di vetro o metallo, oppure ancora le bustine di plastica per congelare con i contenitori con coperchio di vetro, lavabili e riutilizzabili. Quando si fa la spesa si possono portare le buste da casa e al supermercato si può scegliere l’alternativa sfusa di frutta e verdura, che molto spesso è presente: ad esempio le banane sfuse invece che quelle incellofanate. Si può usare il sacchetto di plastica portato da casa per pesare la verdura sfusa, oppure le retine di tessuto su cui si può incollare l’etichetta che esce dalla bilancia elettronica”, ci spiega Sara.

Un tema caldo su cui chiediamo la sua opinione di esperta “zero waster” è l’acqua in bottiglia: l’acquisto della casse di acqua è ancora una delle principali fonti di produzione di rifiuti in plastica. Per ovviare al problema, Sara ci fornisce diverse soluzioni, la cui principale è l’utilizzo dell’acqua del rubinetto, che è controllata e sicura: il problema a volte risiede nell’ultimo miglio, nelle tubature delle case, che possono contaminare l’acqua. A questo punto si può intervenire o installando un filtro, sul rubinetto direttamente o sotto, oppure scegliendo di rifornirsi alle Case dell’Acqua, presenti ormai in quasi tutte le città, oppure ancora optando per il vetro a rendere, cercando chi fa questo servizio anche a domicilio. Tutte queste informazioni sono sulla preziosa mappa di Rete Zero Waste, insieme alle stoviglioteche, dove si possono affittare piatti e bicchieri in plastica dura (lavati e sterilizzati) per feste e cene per molte persone; ai negozi dell’usato, a quelli che vendono prodotti sfusi e detersivi alla spina e molte altre realtà ecosostenibili.

Nel percorso che porta una persona normale ad alleggerire almeno una parte di quei pesantissimi 500 kg di rifiuti all’anno ci sono sicuramente i prodotti biodegradabili o compostabili: prodotti che sono sì usa e getta, ma impattano meno sull’ambiente e possono servire per abituarsi ad un cambio di abitudini, che può farsi via via più incisivo.

Per quanto riguarda la cura della persona e della casa, parliamo con Sara dei saponi solidi (che esistono ormai in commercio anche nella GDO), dei detersivi alla spina e di quelli prodotti in casa. Senza improvvisarsi piccoli chimici è sufficiente iniziare ad usare ad esempio acido citrico come anticalcare e già in bagno ed in cucina si può avere un risultato ottimo, economico e sostenibile. Così come ogni donna potrà scegliere fra le mutandine mestruali, la coppetta in silicone o gli assorbenti lavabili nei giorni del ciclo e le mamme di bimbi molto piccoli possono approcciarsi al mondo dei pannolini lavabili o biodegradabili.

Uno degli ambiti più difficili su cui andare a lavorare è invece quello dei trasporti: Sara ci spiega che in Francia è stata varata una legge che diminuisce il prezzo dei treni ed aumenta quello degli aerei, che sono decisamente più inquinanti ma più economici e veloci. Ci sono temi su cui il privato cittadino, pur armato di buona volontà, non può impattare: può far sentire la sua voce però e chiedere a chi ci governa di cambiare le cose.

Nel futuro di Rete Zero Waste, come speriamo in quello di tutti noi, c’è l’off-line: uscire dalla rete ed incontrarsi di persona per eventi di sensibilizzazione e formazione, ma anche di scambio di oggetti o di clean up: pulire spiagge, parchi eccetera.

Per conoscere gli eventi più vicini alla vostra città basta controllare il sito, ricordando che una strada diversa è possibile ed è lontana da esasperazioni ed estremismi.