Per aver dato l’allarme sulla attitudine predatoria dell’umanità verso l’unica cosa che abbiamo (…) per essere riuscita a trasformare vaghe ansie sul futuro del pianeta in un movimento globale”.

loading

Di lei ci ricordiamo ancora le prime immagini che hanno iniziato a circolare sui mass media: poco più che una bambina, con un impermeabile giallo, le trecce e un cartello scritto a penna davanti al Parlamento svedese. Dopo pochi mesi, Greta Thunberg era già diventata un simbolo e i suoi scioperi scolastici, i Friday for the future, hanno fatto il giro del mondo con lei nelle vesti di capo-popolo.

Di Greta si è detto tutto e il contrario di tutto: viaggiatrice del tempo, al soldo dei poteri forti, manipolata dai genitori, salvatrice del mondo, rettiliana e chissà quanto altro, mentre la sua immagine diventava un meme sul web ma il suo messaggio passava e si faceva strada, nei palazzi del potere ma anche fra la gente comune.

Greta Thunberg

 

ha preso qualcosa di cui tutti erano a conoscenza, l’emergenza climatica, e lo ha trasformato in un messaggio virale: questa è l’essenza della sua nomina a persona dell’anno sul Times.

Per aver dato l’allarme sulla attitudine predatoria dell’umanità verso l’unica cosa che abbiamo” si legge sulla prestigiosa rivista americana “per aver mostrato cosa succede quando una nuova generazione prende la guida della protesta (…) per essere riuscita a trasformare vaghe ansie sul futuro del pianeta in un movimento globale”.

Greta oggi è impegnata a Madrid, nei lavori del Cop25, ma domani sarà altrove, a minacciare, implorare, pregare e insistere perchè i grandi del pianeta facciano qualcosa per il futuro suo e di tutti noi: la nostra casa sta andando in fiamme e nessuno sta facendo nulla per impedirlo.