Carrefour introduce la tecnologia blockchain per certificare qualità e processi di trasformazione degli alimenti. Ma la strategia di riposizionamento è più ampia e riguarda tutta la Grande Distribuzione.

E’ la prima volta che il concetto di “transizione alimentare” entra nella grande distribuzione e a promuoverlo è il marchio francese Carrefour.

Un concetto, finora utilizzato da vegetariani e salutisti, che indica appunto il passaggio graduale a un’alimentazione naturale, consapevole e prodotta in modo sostenibile.

Carrefour parte per primo nella corsa ad agganciare le nuove tendenze alimentari, annunciando una campagna a tutto tondo in favore del consumo consapevole e adottando la tecnologia blockchain per la sicurezza dei prodotti alimentari.

Una campagna televisiva e digital, con il claim “tutti meritiamo il meglio“, il sostegno al manifesto di “Act For Food – Azioni concrete per mangiare meglio“, una piattaforma digitale che racchiuderà azioni e impegni intrapresi a livello locale per il futuro dell’alimentazione, il coinvolgimento di influencer e dipendenti per raccontare i prodotti e dialogare con i clienti. Una strategia di riposizionamento, da completare nel 2022, che lascia intravedere come sarà la grande distribuzione del futuro.

Il riposizionamento di Carrefour riguarda tutta la grande distribuzione

Lo conferma Stéphane Coum, amministratore delegato di Carrefour Italia, in occasione del Salone Carrefour 2018 di Milano: “Il futuro dell’alimentazione deve essere sostenibile, progettato in un’ottica olistica, e tenere in considerazione tutti gli aspetti che impattano sul nostro Pianeta – spiega il top manager -. Grazie al ruolo di osservatore privilegiato dei trend di consumo, Carrefour Italia, come tutta la Gdo, deve assumersi la responsabilità sociale di guidare, in questo processo di cambiamento, tutti gli attori coinvolti lungo la filiera, dal produttore al consumatore.”

A vederla più attentamente, il riposizionamento strategico dei grandi retailer, è di fatto una scelta obbligata. E’ nei fatti una corsa ad accaparrarsi un consumo in rapida trasformazione.

La grande distribuzione organizzata (Gdo) è oggi il principale canale di diffusione del biologico e continua a erodere quote di mercato ai negozi specializzati.

Miele, uova, frutta e ortaggi, ma soprattutto boom di carni avicole e vini. Il Bio, in termini di vendite, ha un trend in continua crescita da almeno 10 anni. Se il 2017 era stato l’anno del boom, nel 2018 si preannuncia un ulteriore +10%. Un mercato nazionale del valore di otre 3,5 miliardi di euro. Nel 2017, 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno un prodotto certificato e lo hanno acquistato soprattutto presso la gdo. La crescita del consumo consapevole riguarda tutti i prodotti e coinvolge i diversi segmenti di consumatori: con i millenials particolarmente sensibili alle produzioni etiche e “cruelty free” e con gli over 50 che apprezzano sempre più provenienza e metodo di produzione (biologico, dop).

La qualità del biologico con la trasparenza della blockchain

Carrefour si dà come obiettivo quello di incrementare in quattro anni la quota di vendita del biologico, fino a un 30% del fatturato complessivo.Ha già dedicato, a livello globale, gran parte dei 2 miliardi di dollari di ricerca e sviluppo per applicazioni basate sulla blockchain. Informazione e trasparenza delle filiere: per questa la sfida per conquistare la fiducia del consumatore.

Così, anche in Italia, a partire dal 29 settembre, sarà possibile trovare sugli scaffali il pollo biologico con filiera tracciata tramite blockchain.

Nell’etichetta sarà stampato un codice QR, scansionabile dal cliente con lo smartphone, contenente informazioni sul prodotto e sul viaggio che ha intrapreso, dalla nascita allo scaffale. Per il pollo, ad esempio, il consumatore sarà in grado di conoscere il luogo e il modo di allevamento, il nome dell’allevatore, il cibo somministrato, il trattamento (assenza di antibiotici), le etichette e il luogo del macello. Il sistema sarà poi esteso ad altri prodotti come uova, formaggio, latte, aranci, pomodori, salmone e bistecche.

La realtà è che le tecnologie sono mature e gli investimenti necessari. I numerosi e recenti scandali alimentari obbligano le grandi catene a tutelarsi verso i consumatori e a individuare velocemente stock di prodotti e soggetti responsabili. Spesso all’interno di processi produttivi molto complessi e articolati.

La blockchain nella grande distribuzione è comunque una buona notizia. Anche perché richiede che tutti i soggetti della catena si predispongano per raccogliere e condividere dati e informazioni, in modo trasparente e il consumatore potrà veramente beneficiarne.

Vedremo nel tempo se si tratterà di vera rivoluzione o se invece non si tradurrà semplicemente in un maggior costo a carico del consumatore. Se fosse quest’ultimo a sostenere i costi della trasparenza (e quindi a pagare per la responsabilità sociale dell’intera catena produttiva), saremmo difficilmente in linea con il concetto di transizione alimentare.

 

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