Sembra un’immagine futuristica ma oltreoceano è partita la fase di testing: ci guadagnano gli autisti e le aziende, rischiano qualcosa in termini di privacy i consumatori

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A prima vista sembrerebbe un’immagine da Ritorno al futuro, l’episodio in cui Marty finisce nel futuro (ed in effetti si trattava del 2015): in realtà la start up statunitense Grabb.it ha già lanciato la sperimentazione di questo nuovo tipo di pubblicità, che viene proiettata sui finestrini delle macchine.

Si tratta di inserzioni digitali che vengono proiettate sui finestrini delle macchine in ride sharing: grazie ad un sistema di sniffing wifi anonimo (la tecnica che consiste nel catturare e analizzare tutti i dati che passano all’interno di una rete wireless) chi gestisce gli schermi ha sempre un’idea del numero di spettatori presenti in quel momento.

I negozi e le attività commerciali possono quindi geolocalizzare le loro inserzioni in modo che vengano viste dagli utenti che in quel momento si trovano in zona: per gli autisti questo è un buon modo per arrotondare le entrate, visto che si parla almeno di 300 dollari di guadagno in più al mese.

A rimetterci, tra virgolette, solo il consumatore finale, che rischia la propria privacy: Grabb.it assicura che non verranno immagazzinati i dati privati di chi prenota la corsa tramite lo smartphone, anche se come abbiamo detto una forma di sniffing è necessaria per conteggiare il pubblico delle inserzioni.

Per ora la sperimentazione è partita a San Francisco, con un test su 30 macchine: l’obiettivo è arrivare a 300-400 macchine entro novembre.

Dipenderà dal successo dell’iniziativa la possibilità di vedere qualcosa di simile anche da questa parte dell’Oceano: in Italia -per fortuna- il codice della strada per ora lo impedirebbe.

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