A scaldare gli animi (Wikipedia ha bloccato per due giorni tutti i contenuti) gli articoli 11 e 13 della direttiva: si è scomodato anche il padre del web, Tim Berners-Lee

Nei giorni scorsi, molti utenti (soprattutti maturandi nel panico) hanno provato ad accedere senza successo alle pagine di Wikipedia, la più grande enciclopedia online condivisa: al posto dei lemmi telematici tanto cari agli internauti, appariva un comunicato che spiegava come Wikipedia stesse rischiando di chiudere a causa di una direttiva Ue sul copyright che sarebbe stata discussa e votata al Parlamento europeo dopo qualche giorno.

La direttiva di cui si parla è necessaria per aggiornare le regole sul diritto d’autore nell’Unione Europea, che risalgono al 2001: sul web è come se si parlasse di 50 anni fa. Dovrebbe servire ad armonizzare le leggi nei singoli Stati membri, ma è scritta in modo troppo vago (dicono i detrattori), il che potrebbe lasciare spazi pericolosi per interpretazione “creative”.

Diciamo subito che la discussione al Parlamento Europeo è stata rimandata e Wikipedia è tornata online: con questo atto, il Parlamento ha deciso quindi di occuparsi in aula del provvedimento e di rimandare (a settembre) la contrattazione.

Nello specifico, ad agitare gli animi fra favorevoli e contrari (per l’Italia, M5S ha votato contro, PD in buona parte a favore, FI a favore, Lega contro) sono due articoli, l’11 ed il 13.

Direttiva UE sul copyright, di cosa parliamo?

Cerchiamo di capire meglio: l’art. 11 dice che ogni Stato deve assicurarsi che gli editori dei siti vengano ricompensati in modo equo per l’uso dei loro materiali da parte delle varie piattaforme (poi è stato chiarito che da questo provvedimento sarebbero escluso i progetti di conoscenza condivisa come Wikipedia). In soldoni, gli editori dovrebbero essere ricompensati dai vari Google, Facebook e co. ogni volta che questi usano i loro contenuti: da una parte chi produce i contenuti accusa le piattaforme di guadagnare alle loro spalle (ad esempio con le anteprime degli articoli), dall’altra gli editori fanno presente che senza il loro “lancio” i contenuti non circolerebbero affatto.

L’art. 13 prevede che le piattaforme online possano esercitare un controllo preventivo su quello che viene caricato dai loro utenti, così da escludere la pubblicazione di contenuti protetti dal copyright. Questo è il tema più controverso, ovviamente appoggiato da case discografiche e cinematografiche, ma respinto da un gran numero di addetti ai lavori che lo vedono come un piotenziale imbavagliamento del web libero: anche un meme, basato su un’immagine protetta da copyright, diventerebbe fuori legge. Tra i contrari, i padri del web Vincent Cerf e Tim Barners-Lee, che hanno scritto al Presidente del Parlamento europeo Tajani per far presente i danni che questo articoli potrebbe causare al web.

Cosa succederà ora? La discussione è rimadata e il percorso è ancora molto lungo: Commissione Europea, Consiglio Europeo e lo stesso Parlamento dovranno mettersi d’accordo per un’adozione formale nel 2019, che gli Stati dovranno recepire nel 2021. Ma il tempo passa e le cose continuano a cambiare…

Lunyr