L’impegno dei governi africani per investire nello Sport, come strumento per la costruzione della pace tra le comunità, è costante. Ancora tanto resta da fare per realizzare anche in Africa una società prospera e pacifica, ma a piccoli passi tutto è possibile.

Correre insieme verso il traguardo, inseguire un pallone e segnare il goal della vittoria, saltare gli ostacoli sulla pista e nella vita. Quanti valori sono racchiusi nello Sport, quale strumento di crescita umana e di condivisione sociale: solidarietà, lealtà, rispetto delle regole e dell’avversario. Ecco perché proprio nell’attività sportiva, viene intravista l’opportunità di costruire una società più giusta e meno violenta.

Lo sanno bene i politici africani, impegnati da tempo nella diffusione dello Sport come collante tra i popoli per la costruzione di una pace duratura tra le comunità abituate invece a combattersi tra loro.

Era l’estate del 2008 quando in Ghana, la Commissione dell’Unione Africana, proprio attraverso il suo quadro strategico per lo sviluppo sostenibile dello sport in Africa, nell’ambito della seconda sessione della Conferenza dei ministri dello Sport, mirava a costruire un’Africa unita, prospera e pacifica.

L’ambiziosa intenzione di quella strategia politica comune poggiava le radici su un sentimento condiviso che considerava, e considera tutt’ora, lo Sport come un potente catalizzatore per l’unione, la solidarietà, lo sviluppo economico e sociale e per l’integrazione africana.

Da allora, in Africa, non sono mancati provvedimenti, risoluzioni e raccomandazione per puntare sullo Sport come occasione di benessere regionale e nazionale. Atti seguiti da sostegno economico e finanziamenti a progetti finalizzati alla promozione delle attività sportive soprattutto in quelle aree considerate più a rischio.

Tanto è stato fatto nel continente africano per stimolare, in quei Paesi segnati da conflitti interni, azioni tese al raggiungimento di quell’obiettivo comune chiamato pace, investendo proprio nello Sport per rompere quelle barriere culturali e religiose alla base di ogni scontro armato tra comunità.

Ma anche per sensibilizzare la popolazione sui profughi e gli sfollati interni, per sradicare l’ingiustizia e la discriminazione.

Lo Sport insomma come emblema di un intero popolo nel quale tutti i cittadini di un determinato Paese possono identificarsi indipendentemente dalle divisioni politiche, etniche e religiose.

Particolarmente significativo, su questo fronte, quanto accaduto di recente nella Repubblica del Congo: a seguito del recente accordo di cessate il fuoco e di cessazione delle ostilità siglato nel dicembre scorso tra il governo e i ribelli della regione del Pool, il ministro dello Sport e dell’Educazione Fisica dello Sport e dell’Educazione Fisica ha voluto suggellare la pace organizzando un grande evento sportivo a Kinkala.

Un giorno memorabile per un paese lacerato dalle guerre, che ha potuto così celebrare la Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace che ricorre il 6 aprile di ogni anno. La prima volta, per il Congo, da quando la ricorrenza è stata istituita nel 2013.

Ancora tanto però resta da fare affinché lo Sport possa davvero contribuire in modo significativo alla costruzione di una società non violenta. Ma a piccoli passi, tutto è possibile. Anche in Africa.