Ricostruire l’Iraq richiede impegno e pazienza, ma si può partire dalle piccole cose. Anche lo Sport diventa strumento di pace tra le comunità e occasione per i giovani di ricominciare a vivere la loro età con spensieratezza. Ecco i centri giovanili dell’Unfpa.

Ha bisogno di essere riscostruito, l’Iraq. La guerra ha distrutto città e infrastrutture ma anche reciso legami comunitari e familiari. La voglia di ricominciare è tanta, la rinascita è possibile e vicina. E sono tanti gli attori istituzionali e associativi pronti a far la propria parte in questo difficile percorso verso una nuova vita.

In un contesto devastato da violenze e terrorismo, si sente dunque forte il desiderio di ricominciare, anche dalle piccole cose. Come lo Sport.

Lo sport promuove la cooperazione e la creatività, fa emergere energia positiva nelle persone, rompe le situazioni di stallo e sviluppa talenti e capacità innate”. A pronunciare queste bellissime parole non è un alto rappresentante politico o istituzionale ma una ragazza di 27 anni che vive nel Governatorato di Dhi Qar, nel sud dell’Iraq.

Fatima, questo il suo nome, spiega che “le attività a cui partecipo al centro giovanile mi hanno aiutato a fare nuove amicizie e ad essere più fiducioso in quello che sono”.

La struttura a cui fa riferimento la giovane irachena è uno dei cinque centri giovanili sostenuti dall’Unfpa – Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione – in Iraq.

Si tratta di centri che si trovano nei campi profughi e che “offrono a giovani uomini e donne l’opportunità di svolgere regolarmente attività sportive e di partecipare ad altre attività, workshop e corsi di formazione che rafforzano la loro capacità di recupero e rafforzano la loro fiducia” spiegano dall’Unfpa.

In questi luoghi è possibile allenarsi, praticare attività sportiva o semplicemente stare insieme, socializzare. Perché anche in questo caso lo Sport si dimostra non solo strumento per il benessere fisico ma che un “punto di ingresso per promuovere la costruzione della pace e lo sviluppo nei campi e tra le comunità” permettendo ai ragazzi di interagire in un ambiente sereno. Un modo, insomma, per lasciarsi alle spalle tutto il male che hanno subito.

Non a caso, Hussam Mohammad, 28 anni, da Ninewa Govenorate (nord dell’Iraq) spiega: “La partecipazione alle attività sportive crea un ambiente tranquillo per noi giovani, poiché insegna i valori del lavoro di squadra, l’equità, la disciplina, il rispetto per l’avversario e le regole del gioco, che possono essere tradotte nella nostra vita quotidiana”.