Perché empatia e ascolto sono i veri driver del cambiamento.
Fino ad un po’ di tempo fa, nel mondo del lavoro, il termine “soft skill” ha spesso avuto un’accezione quasi riduttiva, come fosse un accessorio opzionale rispetto alle competenze tecniche e manageriali. Eppure, la scienza e l’esperienza ci dicono che l’intelligenza emotiva è uno straordinario motore del cambiamento nelle organizzazioni e nel nostro quotidiano.
Daniel Goleman, uno dei principali promotori dell’intelligenza emotiva, afferma: “Le persone con un elevato livello di intelligenza emotiva eccellono nel lavoro di squadra, nella leadership e nella gestione del cambiamento.” La capacità di ascoltare, comprendere e gestire le emozioni, proprie e altrui, non è più un optional, ma una competenza essenziale per il successo professionale e aziendale.
Connessioni Sostenibili
Possiamo paragonare l’intelligenza emotiva al Wi-Fi di un’azienda. Possiamo avere computer potenti e software all’avanguardia, ma senza una connessione stabile e di qualità, la comunicazione si interrompe, la produttività cala e le persone si sentono scollegate. Così avviene quando manca l’intelligenza emotiva: si creano conflitti, incomprensioni e inefficienze che frenano il progresso. Creare connessioni autentiche permette ai team di fare salti qualitativi enormi, le procedure funzionano meglio, i risultati arrivano grazie alla collaborazione di tutto il team.
Le aziende hanno bisogno di empatia, non solo di efficienza
Oggi, la capacità di ascoltare profondamente e rispondere con empatia è la vera chiave per attrarre e trattenere talenti, per costruire un ambiente di lavoro sano e per rispondere alle sfide del mercato con resilienza. Come diceva Carl Rogers, padre della terapia centrata sulla persona: “Quando qualcuno ti ascolta davvero senza giudicare, senza cercare di farti cambiare, ti fa sentire incredibilmente bene.” Ciò non significa diventare terapeuti in ufficio, bensì imparare a sospendere il giudizio e ad ascoltare profondamente quando siamo in relazione con l’altro. Applicare già solo questi due atteggiamenti farà accadere dei piccoli miracoli nei team.
Empatia e ascolto: i veri driver del cambiamento
L’empatia e l’ascolto non sono solo strumenti relazionali, ma veri catalizzatori della trasformazione aziendale. Quando un leader e un team sono in grado di mettersi nei panni dell’altro e ascoltare senza pregiudizi, si creano incredibili spazi di fiducia e innovazione. Un’organizzazione capace di accogliere il punto di vista di ogni collaboratore, valorizzando le diversità e creando connessioni autentiche, sarà più adattabile e resiliente di fronte alle sfide del mercato.
Le aziende che fanno dell’empatia un pilastro della loro cultura organizzativa non solo migliorano il benessere dei dipendenti, ma diventano anche più competitive. Richard Branson, fondatore di Virgin, ha detto: “Se ti prendi cura dei tuoi dipendenti, loro si prenderanno cura della tua azienda.” Questa visione sottolinea ancora una volta quanto sia fondamentale costruire ambienti di lavoro in cui le persone si sentano viste, ascoltate e valorizzate.
Attivarsi: piccoli passi per grandi cambiamenti
Cosa possono fare concretamente le aziende e i professionisti per sviluppare questa competenza cruciale?
- Promuovere la cultura del feedback costruttivo – Il feedback è un potente strumento di crescita se utilizzato bene. Un ambiente in cui le persone si sentono libere di esprimersi senza paura del giudizio favorisce il miglioramento continuo.
- Investire nella formazione sulle competenze relazionali – La formazione continua e di qualità, quella che favorisce concretamente lo sviluppo della learning organisation, deve essere strutturata in modo consapevole e attento, evitando attività fine a sé stesse, scontate, o troppo didsttiche e poco esperienziali. Workshop di comunicazione empatica e consapevole, counseling aziendale ed esperienze di mappature sistemiche possono fare una grande differenza in tal senso.
- Praticare l’ascolto attivo – Favorire e incentivare in azienda la creazione di spazi regolari dedicati al dialogo e al confronto, come per esempio meeting in cui si ascolta prima di proporre soluzioni oppure sostituendo il brainstorming con il soul storming, rafforza la coesione del team e la scoperta di nuove soluzioni semplicemente impensabili prima.
- Valorizzare le emozioni nel processo decisionale – Cambiare paradigma rispetto alle emozioni, iniziando a vederle come parte integrante della persona e dell’organizzazione. Un manager che riconosce e accoglie le emozioni del proprio team costruisce un clima di fiducia e motivazione che migliorano in modo esponenziale la strategia e i risultati che ne conseguono.
- Integrare il ben-essere nei KPI aziendali – In azienda tutto è costantemente monitorato in termini di risultati e performance, perché allora non misurare anche la qualità delle relazioni interne e il livello di soddisfazione emotiva?! Potremmo avere delle sorprese molto interessanti.
Verso un cambiamento sistemico
Nel counseling sistemico, osserviamo le aziende come ecosistemi interconnessi: se un elemento si trasforma, tutto il sistema ne risente. Perciò, ogni più piccolo passo verso una maggiore consapevolezza emotiva può generare un importante impatto positivo e duraturo. L’azienda può trasformarsi in un luogo dove le persone stanno bene e non da cui vogliono scappare al più presto, come gli impressionanti dati di turnover continuano a testimoniare…
“Le persone dimenticheranno ciò che hai detto, dimenticheranno ciò che hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.” È una frase della poetessa Maya Angelou che mi ha sempre colpito e che mi è perfettamente in linea con quanto ho provato ad esporre in questo articolo.
Come si può facilmente intuire si tratta di un tema vastissimo e molto complesso, con implicazioni di vario livello e genere, che richiede sempre di più la massima attenzione di imprenditori e manager, affinché la cultura aziendale possa essere concretamente fonte di ispirazione continua, sia per chi la vive dall’interno sia per chi la osserva dall’esterno.
Le soft skill possono diventare dei veri e propri “super poteri” per cambiare le organizzazioni nell’accezione più ampia del termine. È tempo di riconoscerle come tali ed essere persone che continuano con determinazione a dare valore alle emozioni senza necessariamente diventare super eroi, ma ricordando sempre che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
CONNESSIONI SOSTENIBILI: CHI E’ ANTONIO D’ESTE
Qui le puntate precedenti della rubrica:
L’onda che trasforma: un viaggio trasformativo attraverso Connessioni Umane e innovazione
Benessere e produttività sostenibile: come si creano ambienti di lavoro sani