Una ricerca condotta da Demetra per Lav analizza il vero costo della carne per la collettività in Italia

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Più di 36 miliardi all’anno: è questo il vero costo della carne, per l’ambiente e per la salute dei consumatori, generato dal ciclo di vita dei prodotti alimentari che derivano da suini, bovini e polli. Una cifra che fa impressione e che è stata quantificata nella ricerca scientifica indipendente realizzata da Demetra per Lav (Lega Anti Vivisezione) e presentata in esclusiva da Ilfattoquotidiano.it (QUI per la ricerca completa).

Si scopre così che un hamburger di manzo da 100 grammi acquistato al supermercato comporta in realtà un costo “nascosto” di circa 2 euro aggiuntivi, di cui 1,35 corrispondenti al valore economico dei danni ambientali e 54 centesimi per quelli sanitari. Al chilo vuol dire ben 19 euro.

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Le cose non vanno meglio con la carne di maiale lavorata: in questo caso un chilo di carne costa all’ambiente 5 euro, mentre 14 sono gli euro per i danni sanitari legati alla relazione tra il rischio di contrarre quattro malattie analizzate (carcinoma del colon-retto, diabete di tipo 2, ictus e malattie cardiovascolari) e il consumo di carne rossa o lavorata. Questa traduzione in termini economici, si badi bene, ricade su ogni cittadino, a prescindere dal suo consumo di carne, e non solo su quel 90% di Italiani, onnivoro, che consuma in media 128 grammi di carne al giorno.

Una ricerca che fa riflettere, perché la sua pubblicazione arriva a pochi giorni dalle parole del ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che ha messo l’accento sull’opportunità di diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali. Non solo per motivi di salute, ma anche perché “la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità” e “gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale”.

Stando ai dati della ricerca, il costo nascosto della carne sulla collettività è pari a una media di 36,6 miliardi di euro all’anno. Stiamo parlando di 605 euro per ogni cittadino, con un range variabile dai 316 ai 1.530 euro a testa.

Molto diverso invece l’impatto di alternative vegetali, come soia e piselli. Il costo ambientale e sanitario per il consumo di 100 grammi di legumi è di 5 centesimi di euro, più basso di quello generato da tutti i tipi di carne presi in esame, il cui costo nascosto è tra le 8 e le 37 volte quello dei legumi. Se il confronto avviene su base proteica i dati sono ancora più lampanti: su 100 grammi di prodotto, la soia ne contiene 36, i piselli 21,5, la carne di bovino 20, il pollo 17,5 e il maiale 16. Questo vuol dire che 100 grammi di proteine da legumi costano alla collettività 17 centesimi di euro, mentre 100 grammi di proteine da carne costano tra i 2 e gli 11 euro.