Circa 200 delfini all’anno muoiono anche per cause legate alle attività antropiche, fra cui principalmente la pesca: un progetto europeo mira a far convivere pacificamente (e proficuamente) pescatori e delfini nei nostri mari

Ogni anno vengono rinvenuti spiaggiati sulle nostre coste, dal mar Adriatico a quello Tirreno fino al Mediterraneo, circa 200 delfini: circa il 34/40% sono delfini costieri. Questi splendidi mammiferi finiscono uccisi in gran parte accidentalmente ma a causa di attività antropiche: restano feriti a morte dalla attrezzature di pesca o rimangono impigliati nelle reti da pesca dopo essersi avvicinati troppo alle navi, generalmente in cerca di cibo.

Si tratta di una vera e propria ecatombe che la Commissione Europea, tramite il progetto Life Delfi -coordinato dal Cnr-Irbim a cui collaborano Legambiente e diversi enti fra cui Università e Aree marine protette– ha deciso di interrompere: lo scopo principale sarà quello di attivare veri e propri rescue team, squadre di salvataggio, che intercettino i delfini in difficoltà ed riescano ad evitare il peggio.
Tutto questo per proteggere la vita dei delfini e anche l’economia del settore pesca: il delfino che segue il peschereccio infatti, oltre a mettere a rischio la sua vita, comporta una perdita economica per il pescatore che è stata stimata intorno ai 2mila euro all’anno, principalmente a causa delle attrezzature danneggiate, pesce rovinato e banchi di pesci in fuga.

Il progetto mira quindi a ridurre la mortalità dei delfini con attività di formazione e sensibilizzazione, con l’intervento del rescue team ma anche con l’utilizzo di una serie di misure ad alto tasso tecnologico, come dissuasori acustici e deterrenti visivi sulle imbarcazioni che si attiveranno solo nel momento in cui sarà rilevata presenza dei cetacei.

“In favore dei pescatori ci sarà la promozione di attività economiche alternative come il dolphin watching e la certificazione di prodotto. È la strada scelta dal progetto Life Delfi per riuscire a far convivere delfini e pescatori. Il progetto inoltre, coinvolgerà anche il grande pubblico attraverso iniziative di sensibilizzazione e citizen science e realizzerà Linee Guida per identificare le migliori misure di mitigazione e compensazione, che garantiscano l’implementazione di adeguate politiche di conservazione per questa specie, soprattutto nelle aree Natura 2000”, dichiara Stefano Di Marco, coordinatore Progetti di Legambiente.