L’Unità Investigativa dell’organizzazione ha scoperto lo scambio internazionale di scarti di plastica provenienti dall’Italia e diretti allo Stato asiatico. I dettagli

Traffico illegale di rifiuti italiani in Malesia per un totale di circa 1300 tonnellate. La denuncia arriva dall’Unità Investigativa di Greenpeace Italia che ha scoperto lo scambio internazionale di scarti di plastica provenienti dall’Italia e diretti allo Stato asiatico.

“Pochi mesi fa abbiamo mostrato le drammatiche conseguenze sanitarie e ambientali delle esportazioni di rifiuti in plastica dall’Italia verso la Malesia” – ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. E ora arriva una nuova inchiesta a denunciare gli illeciti che si nascondono dietro questi fenomeni.

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Questo avviene soprattutto dopo la diffusione nel 2018 del bando cinese sull’importazione di rifiuti. In pratica la Malesia è diventata velocemente una delle mete più ambite al mondo per gli scarti in plastica.

Rifiuti italiani in Malesia, il 46% era diretto a impianti non autorizzati

Greenpeace ha sottolineato che su un totale di 65 spedizioni dirette in Malesia, 43 sono state inviate a impianti che non dispongono di permessi per importare e riciclare rifiuti stranieri. Grazie ai documenti confidenziali che l’organizzazione ha raccolto e che ha consegnato alle autorità, emergono dati importanti.

Nei primi nove mesi del 2019, infatti, su un totale di 2.880 tonnellate di rifiuti plastici inviati in Malesia, il 46% era diretto a impianti non autorizzati, che lavorano dunque senza rispettare ambiente e salute umana. L’associazione è riuscita inoltre a ottenere dal governo di Kuala Lumpur dossier riservati. Al loro interno c’erano in sostanza i nomi delle 68 società malesi autorizzate a importare e trattare rifiuti in plastica dall’estero.

“Le telecamere nascoste mostrano imprenditori malesi disposti a importare e trattare rifiuti italiani, sia plastica contaminata che rifiuti urbani, pur non comparendo nella lista delle aziende malesi autorizzate. E, quindi, essendo privi dei permessi necessari” – ha dichiarato l’unità investigativa.

“Si tratta di una situazione inaccettabile che conferma, ancora una volta, l’inefficacia del sistema di riciclo e la necessità di adottare misure urgenti per ridurre la produzione di quella frazione di plastica, spesso inutile e superflua, rappresentata dall’usa e getta” – ha concluso Ungherese.

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