È quanto emerge dal rapporto “Cambiamento climatico e territorio” divulgato dall’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu sul clima. Tutti i dati dello studio

Il cambiamento climatico porterà guerre, fame e migrazioni. È quanto emerge dal rapporto “Cambiamento climatico e territorio” divulgato dall’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu sul clima. Aumenteranno la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, danneggiando la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari.

Saranno colpite soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia. Tuttavia anche il Mediterraneo rischia moltissimo per quanto riguarda desertificazione e incendi. Il report è stato preparato da 66 ricercatori provenienti da tutto il mondo, fra i quali l’italiana Angela Morelli.

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Già lo scorso ottobre l’Ipcc pubblicava un rapporto sul clima che avvisava che, se il mondo non avesse ridotto immediatamente l’emissione dei gas serra, già nel 2030 il riscaldamento globale avrebbe superato la soglia di +1,5 gradi dai livelli pre-industriali.

Cambiamento climatico: se si raggiungeranno i 2 gradi i rischi saranno “molto alti”

I dati che emergono dal report diffuso in questi giorni dall’Ipcc si concentrano sul legame tra i cambiamenti climatici e il territorio, focalizzando l’attenzione sulle conseguenze che il riscaldamento globale ha su agricoltura e foreste. I ricercatori spiegano che se il cambiamento climatico raggiungerà o supererà i 2 gradi (l’obiettivo minimo di Parigi), i rischi saranno “molto alti”.

Lo studio prevede inoltre che, a causa dell’aumento delle temperature, la frequenza, l’intensità e la durata degli eventi legati al caldo, continueranno ad aumentare nel 21° secolo. Crescerà la siccità e aumenteranno eventi piovosi estremi, soprattutto nella regione del Mediterraneo e dell’Africa meridionale. Questo metterà in seria crisi la stabilità delle forniture di cibo.

Nelle regioni più aride, il cambiamento climatico e la desertificazione ridurranno la produttività dei raccolti e del bestiame. Le più vulnerabili saranno le zone tropicali e subtropicali.

Dal rapporto emerge che Asia e Africa avranno il maggior numero di persone colpite dall’aumento della desertificazione. In Nord America, Sud America, Mediterraneo, Africa meridionale e Asia centrale aumenterà il numero degli incendi. Questo comporterà l’aumento delle migrazioni sia all’interno dei paesi che fra un paese e l’altro.

Cosa fare per limitare i danni causati dal riscaldamento globale?

Nello studio diffuso dall’Ipcc c’è anche una parte dedicata agli strumenti per ridurre il riscaldamento globale, attraverso la gestione del territorio. Produzione sostenibile di cibo, ripristino del territorio, riduzione della deforestazione e del degrado, gestione sostenibile delle foreste, gestione del carbonio organico nel suolo, conservazione degli ecosistemi, riduzione della perdita e dello spreco di cibo.

Alcuni di questi interventi, a detta dei ricercatori, avranno un impatto immediato, mentre altre richiederanno decenni per vedere risultati. Parliamo di forestazione e riforestazione, del ripristino di ecosistemi ad alta cattura di carbonio, del ripristino dei suoli degradati etc.

Ciò che invece si può fare nell’immediato è conservare gli ecosistemi che catturano grandi quantità di carbonio, come le paludi, le zone umide, i pascoli, le mangrovie e le foreste. Come è noto, nelle grandi aree verdi, le piante e gli alberi catturano l’anidride carbonica dell’atmosfera, conservandola in tronchi e foglie. Questi, decomponendosi  a terra, liberano la CO2 imprigionata nel terreno.

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