Per la prima volta, uno sciopero contro il cambiamento climatico chiede a una sola voce, dai quattro angoli del pianeta, di ridurre le emissioni di gas serra

Il 15 marzo 2019 passerà alla storia come il più grande sciopero contro i cambiamenti climatici del mondo: è un venerdì non a caso, perchè dietro a questo incredibile evento c’è la determinata Greta Thunberg, la sedicenne che da anni ogni venerdì sciopera davanti al parlamento svedese chiedendo attenzione alla sua causa, quella del riscaldamento globale.

Di Greta, a cui molti hanno già consegnato il Nobel per la Pace ad honerem, resterà storico il discorso alle Nazioni Unite, ma anche quello al World Economic Forum di Davos, nel quale ha gridato alla folla dei potenti del mondo che “la nostra casa sta bruciando” e che noi dobbiamo fare qualcosa. Questa sedicenne che con le sue trecce sembra una bambina, ma con i suoi occhi è una donna adulta, è riuscita a cambiare qualcosa, venerdì dopo venerdì.

Alla fine il suo sciopero scolastico personale è diventato globale, proprio in questo 15 marzo 2019: è stata Greta a chiamare a raccolta su Twitter, quattro giorni fa, gli studenti di tutto il mondo e questi hanno aderito da 123 paesi diversi, con manifestazioni previste in 2052 città ai quattro angoli del pianeta.

In Italia siamo stati moltissimi, circa 1 milione: il nostro è stato uno dei paesi più attivi con 235 raduni organizzati, davanti a Francia (216), Germania (199), Stati Uniti (168), Svezia (129) e Gran Bretagna (111).

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Al grido di “ci siamo rotti i polmoni” i ragazzi di oggi, quegli adolescenti accusati troppo spesso di vivere solo sui social e di essere stati viziati da una generazione di genitori troppo accomodanti, hanno chiesto con chiarezza e determinazione un’attenzione diversa ai temi ambientali, che devono uscire dalle retorica del “si dovrebbe fare” ed entrare nella pratica del “cosa stiamo facendo effettivamente?”

I governi del mondo sono chiamati a ridurre le emissioni di gas serra, prima che sia definitivamente troppo tardi: il riscaldamento globale sta portando ad effetti drammatici sul nostro clima e finirà per rendere inospitale alla vita umana il meraviglioso pianeta su cui abbiamo la fortuna di vivere.

12 anni, questo il tempo che ci è rimasto per fare qualcosa prima che sia troppo tardi: questa la sentenza dell’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite. Un tempo brevissimo, appena sufficiente per tirare quel freno a mano di cui parlava Greta, con grande lucidità, durante il suo intervento al COP24 in Polonia.

Le manifestazioni di oggi regalano al nostro cuore, quello dell’ultima generazione in grado di fare qualcosa, un soffio di speranza: sta a noi, tutti noi, farlo diventare un vento di tempesta che non potrà più essere ignorato.