Secondo una ricerca pubblicata su Biological Conservation, più del 40% delle specie di insetti rischia di estinguersi nelle prossime decadi. I rischi

Secondo una ricerca gli insetti rischiano l’estinzione: si tratta di una revisione globale di 73 studi storici, pubblicata sulla rivista Biological Conservation.

Stando ai numeri dello studio la previsione non è affatto positiva. Più del 40% delle specie di insetti nel mondo, infatti, rischia di estinguersi nelle prossime decadi. Il loro tasso di estinzione è 8 volte più veloce di quello di uccelli, mammiferi e rettili. Parliamo, infatti, di una riduzione del 2,5% all’anno.

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Che cosa rischiamo? Lo studio risponde senza troppi giri di parole: il rischio è un “catastrofico collasso degli ecosistemi della natura“. Sono già numerose le perdite segnalate negli animali di dimensioni maggiori (e quindi più facili da studiare). E, la popolazione degli insetti, supera l’umanità di 17 volte.

Estinzione insetti: tra le minacce anche l’agricoltura intensiva

Tra i principali motivi dell’estinzione delle specie, la ricerca evidenzia la perdita dell’habitat e la conversione all’agricoltura intensiva e all’urbanizzazione. Non solo. A minacciare il mondo degli insetti è anche l’inquinamento (da pesticidi e fertilizzanti sintetici) e alcuni fattori biologici (come agenti patogeni e specie introdotte). Oltre, naturalmente, al cambiamento climatico.

Secondo la ricerca, negli ecosistemi terrestri, i più colpiti sembrano essere i lepidotteri, gli imenotteri e gli scarabei stercorari. Mentre fra gli insetti acquatici, i più minacciati sono Odonati, Plecotteri, Trichotteri ed Epemerotteri, che hanno già perso una parte considerevole delle specie.

Cosa fare? La ricerca suggerisce “un ripensamento urgente delle attuali pratiche agricole, in particolare una seria riduzione dell’uso di pesticidi e la sua sostituzione con pratiche più sostenibili ed ecologiche. Inoltre, dovrebbero essere applicate tecnologie efficaci di bonifica, per pulire le acque inquinate sia in ambienti agricoli che urbani”.

Allevamenti intensivi