La storica birra rilancia una consuetudine che ha sempre fatto parte della cultura dell’isola: e i sardi applaudono

Nei bei tempi andati era una consuetudine: si chiama(va) vuoto a rendere e consisteva nel lasciare una cauzione di pochi centesimi al negoziante in cambio della bottiglia di prodotto, che poi la riconsegnava quando la bottiglia tornava vuota in negozio.

Un modo per utilizzare diverse volte lo stesso contenitore e combattere gli sprechi: tutto il contrario, anche semanticamente parlando, dell’usa e getta, dove il prezzo finale comprende prodotto ed involucro, il quale viene poi buttato a fine utilizzo.

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Oggi, Anno Domini 2018, la birra Ichnusa prova a rilanciare questa consuetudine, che in Sardegna ha sempre fatto parte della cultura locale ma che ultimamente, complici le abitudini di mercato, stava scomparendo: l’iniziativa si chiama Vuoto a buon rendere e le bottiglie escono dalla fabbrica con il tappo verde e un collarino che ricorda il riutilizzo virtuoso del vuoto.

La scelta di Ichnusa produrrà effetti tangibili e verificabili: per la azienda riduzione delle emissioni, riduzione del consumo energetico, diminuzione di bottiglie in vetro da smaltire, differenziare e riportare sull’isola. E poi ogni bottiglia riconsegnata non è solo una bottiglia in meno nel cestino, ma anche nel parco, nella piazza, sul marciapiede davanti casa.

Quella dello storico marchio è una scelta di civiltà e i sardi stessi la approvano: secondo un sondaggio Doxa, 9 su 10 sono d’accordo con la campagna Icnhusa. E noi non possiamo che augurarci che questa campagna riesca a valicare i confini della bellissima Sardegna.