Progetto Changes, studiare per un turismo sostenibile a Roma

Tutti abbiamo ormai familiarità con il termine overtourism. Negli ultimi anni è diventato una chiave ricorrente del racconto mediatico, associata alle grandi capitali culturali come Roma, Firenze o Venezia, ma anche a borghi e quartieri fino a poco tempo fa marginali, improvvisamente travolti da flussi turistici rapidi, concentrati, spesso superficiali. Un turismo “mordi e fuggi”, contrapposto al turismo sostenibile, alimentato dalla visibilità costante dei social network, che rischia di consumare i luoghi più di quanto li valorizzi.

Cultural Resources for Sustainable Tourism

Proprio dalla necessità di immaginare un turismo sostenibile, più consapevole, più attento alle comunità – prende forma la ricerca Cultural Resources for Sustainable Tourism, condotta dalla professoressa Antonucci del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Roma Tre all’interno del progetto CHANGES. Una ricerca che sposta lo sguardo: non tanto su ciò che è già iper-visibile, quanto su quello che resta ai margini del racconto turistico dominante.

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«Non tutte le zone di Roma sono colpite dall’overtourism – spiega Antonucci – L’obiettivo è rendere visibili alcune parti della città meno frequentate, per far conoscere un patrimonio culturale più ampio e spingere i visitatori a esplorare luoghi che oggi restano fuori dai percorsi consueti». Basta digitare “Roma” su un motore di ricerca, osserva la docente, per rendersi conto di quanto l’immaginario sia ristretto: Colosseo, Vaticano, Fontana di Trevi. Eppure Roma è molto di più.

Una città complessa, contemporanea, multiculturale, in continuo movimento. Ed è proprio questa dimensione viva e stratificata che la ricerca cerca di restituire, lavorando sulla formazione dei futuri professionisti del turismo. Conoscerla davvero significa attraversarla, frequentarla, ascoltarla. Non solo studiarla.

Turismo sostenibile: visite guidate per gli studenti nel cuore meno conosciuto di Roma

La ricerca si è tradotta in una serie di passeggiate urbane e visite guidate che hanno coinvolto studenti di diversi cicli formativi, invitati a guardare il proprio quartiere con occhi nuovi. Un esercizio di osservazione e consapevolezza che ha avuto uno dei suoi fulcri nel Rione Monti, dove i ragazzi hanno anche realizzato un podcast, intervistando commercianti e artigiani. Da queste conversazioni sono emersi temi cruciali: la gentrificazione, la scomparsa delle botteghe storiche, il cambiamento del tessuto sociale ed economico. Trasformazioni spesso invisibili a chi attraversa il quartiere solo come turista.

In questo senso, il turismo torna ad essere prima di tutto un’esperienza umana. «Il turista non è un fastidio – sottolinea Antonucci – ma una persona da accogliere e accompagnare». La sostenibilità, in questa prospettiva, non riguarda solo l’impatto ambientale o le pratiche green delle strutture ricettive, ma anche – e soprattutto – il rispetto della comunità ospitante, dei suoi ritmi, dei suoi equilibri.

Da qui nasce anche una riflessione sul futuro delle professioni del turismo. Secondo la docente, la parola chiave resta autenticità: un concetto complesso, spesso abusato, ma non per questo irraggiungibile. «C’è una forte ricerca di esperienze autentiche, concrete, umanizzanti. È un turismo di nicchia, ma è quello che lascia qualcosa: emozioni, consapevolezza, memoria».

Una ricerca che è un laboratorio

Per chi oggi si forma nel settore delle lingue e del turismo all’Università Roma Tre, questa ricerca rappresenta un laboratorio reale. Un modello di apprendimento multidisciplinare, radicato nei territori e orientato al futuro, che invita a sviluppare competenze narrative, relazionali e culturali. Con un approccio pragmatico, ma anche con la disponibilità a lasciarsi coinvolgere.

Con i piedi ben piantati nella realtà, e lo sguardo aperto a nuove possibilità di racconto e di relazione con i luoghi.