Umanisti 2.0: dalle facoltà umanistiche una sfida per il futuro

Negli ultimi anni, le facoltà universitarie umanistiche in Italia e in gran parte d’Europa hanno registrato un calo significativo degli iscritti. Storia, filosofia, lettere, archeologia e discipline affini stanno attirando meno giovani rispetto a dieci o vent’anni fa, con conseguenze evidenti sul tessuto culturale e professionale del Paese.

Secondo i dati del MIUR e di AlmaLaurea, la diminuzione riguarda soprattutto i corsi tradizionali di lettere e storia: se all’inizio degli anni 2000 l’area umanistica rappresentava circa il 30% degli iscritti totali all’università, oggi questa percentuale si aggira intorno al 20%. Le cause sono molteplici: una percezione diffusa di scarse opportunità lavorative, il peso di corsi teorici percepiti come poco pratici e la concorrenza di aree STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) ritenute più “sicure” in termini occupazionali.

Un altro trend rilevante riguarda la composizione di genere: le facoltà umanistiche attraggono oggi più donne che uomini. In quasi tutti i corsi di laurea in lettere, comunicazione, storia dell’arte e beni culturali le studentesse superano il 60% del totale. Al contrario, la presenza maschile è più limitata, spesso relegata a percentuali inferiori al 40%. Il dato non sorprende se si considerano dinamiche culturali più ampie, che vedono le discipline “di cura” o “di riflessione” tradizionalmente più scelte dalle donne.

Questo calo e la predominanza femminile non devono però essere letti solo come segni di crisi: rappresentano anche un’opportunità per ripensare l’educazione e il ruolo delle discipline umanistiche nel mondo contemporaneo. In un’epoca dominata dalla tecnologia e dai dati, le competenze tipiche degli studi umanistici — pensiero critico, analisi storica, comprensione culturale — possono e devono integrarsi con strumenti digitali e metodologie innovative.

Il progetto CHANGES e le applicazioni tecniche delle discipline umanistiche

Progetti come CHANGES nel settore del patrimonio culturale mostrano chiaramente questa possibilità: le tecnologie immersive, la modellazione 3D, le biblioteche digitali e gli archivi online permettono agli studenti di archeologia, storia dell’arte o filologia di applicare conoscenze tradizionali a contesti nuovi, creando nuove opportunità professionali. La tecnologia non sostituisce la formazione umanistica, ma ne amplia il raggio d’azione, trasformando la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale in un campo attuale, competitivo e inclusivo.

In questo senso, le facoltà umanistiche non sono un settore in crisi, ma un laboratorio di innovazione culturale e digitale: un luogo dove storia e tecnologia possono dialogare, offrendo agli studenti strumenti per costruire il futuro e allo stesso tempo custodire e interpretare il passato.