In un’epoca dove tutto corre veloce e frammentato, creare uno spazio per fermarsi a pensare — insieme — è già un atto radicale. È questa l’ambizione dei talk curati da Generazione all’interno dello Spaghetti Festival, rassegna musicale e culturale che il 19 e 20 luglio animerà la Città dell’Altra Economia a Roma. In mezzo a concerti, comicità e dj set, si apre anche un tempo dedicato al confronto: parole, idee e visioni sul presente e su ciò che verrà.
Lo Spaghetti Festival non è solo un palco, ma un laboratorio a cielo aperto. Tra gli elementi più originali di questa edizione ci sono proprio gli incontri pubblici promossi da Generazione, una delle voci più interessanti del panorama editoriale under 30. L’obiettivo? Creare uno spazio per riflettere su identità, trasformazione urbana, futuro e cittadinanza attiva, senza retorica e con la freschezza del pensiero critico contemporaneo.
Idee a cielo aperto fra futuri impossibile, musica e Mediterraneo
I talk si articolano in due giornate e toccano temi tanto urgenti quanto sfaccettati. A partire da “Il futuro impossibile”, con ospiti come Diletta Huyskes e Filosofia Coatta, per mettere in discussione le narrazioni apocalittiche sul domani, interrogandosi su cosa significhi pensare il futuro oggi, tra etica, tecnologia e sostenibilità. E poi“Teatro Mediterraneo”, che affronta invece le tensioni geopolitiche e umane del nostro presente, con la partecipazione di Don Mattia Ferrari (Mediterranea Saving Humans) e Karem from Haifa: un confronto tra spiritualità, attivismo e giustizia climatica Per abbracciare i temi dell’evento ecco: “La musica può cambiare le cose?”, talk della seconda giornata, coinvolge artisti come Rancore e intellettuali come Paolo Talanca per riflettere sul ruolo dell’arte come strumento di cambiamento sociale. Infine, “Non più Muse”, con le Eterobasiche e Tea Hacic, scardina i ruoli di genere nel mondo creativo, aprendo una riflessione sul linguaggio, il corpo e l’autonomia delle narrazioni femminili e queer.
In un’epoca dominata da algoritmi, intelligenze artificiali e polarizzazione, tornare a pensare insieme diventa un gesto ecologico, un modo per rallentare, ascoltarsi, mettere in discussione gli automatismi del presente. Niente cattedre né conferenze frontali, ma uno spazio dialogico, aperto al confronto diretto con il pubblico. La curatela punta su un tono inclusivo e accessibile, senza rinunciare alla complessità dei contenuti. Un approccio che valorizza la partecipazione attiva e trasforma ogni incontro in un’esperienza di comunità riflessiva e che vedrà nascere un vero e proprio manifesto, durante le due giornate, con la supervisione della giornalista e scrittrice Valentina Farinaccio. Un vero e proprio lascito che verrà pubblicato dopo l’evento, un’eredità immateriale da condividere, che il Festival vuole costruire come spunto per il domani.