Mi dici il tuo nome, il progetto di Margot Theatre vincitore di Vitamina G lancia il suo videoclip

In una dimensione diversa, intima e senza tempo, toccarsi e creare un contatto tra anime attraverso i nostri corpi.” È questa l’essenza del videoclip realizzato grazie al progetto Mi dici il tuo nome, promosso dal gruppo under35 Margot Theatre vincitore di VitaminaG, realizzato nell’ambito del programma GenerAzioni Giovani delle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Gioventù.

Il video è frutto di un innovativo processo di Community Building, che vede al centro della sperimentazione la riscoperta del proprio corpo e di quello dell’Altro da sé per raggiungere l’essenza, le anime dei soggetti coinvolti in questo scambio. Non solo per metterle in comunicazione, ma per giungere alla comprensione e alla fiducia. Nell’epoca dell’iper-connessione digitale, sono proprio dei giovani a scegliere di rivolgersi nuovamente alla concretezza della presenza del corpo per conoscersi, relazionarsi e costruire comunità.

foto Margot Theatre via Comunicazione GenerAzioni Giovani

Il videoclip ha infatti come temi principali la diversità e l’inclusione, ed ha preso vita grazie al lavoro dei giovanissimi partecipanti, che hanno intrapreso un percorso di conoscenza e scoperta del corpo e dell’Altro, e realizzato poi le riprese sul territorio del Comune di Cerveteri. Un lavoro e un’esperienza di forte condivisione, garantita dal laboratorio teatrale sul corpo e sul rapporto con l’Altro, a cura del gruppo Margot Theatre, unitamente ad un ciclo di quattro incontri con esperti esterni, in rappresentanza – in base alla propria competenza professionale e in base alla propria esperienza – di uno specifico punto di vista sull’Altro da sé.

I ragazzi – di età compresa tra i 14 e i 20 anni – hanno instaurato un muto dialogo tra anime per imparare ad ascoltare, capire e includere. Nel video si procede con gradualità, affrontando senza scartile fasi della conoscenza dell’altro. Prima il contatto visivo: il semplice guardarsi negli occhi rende la vista uno strumento di mutua immersione nell’altro. I lunghi sguardi delle coppie rivelano la complicità che l’uomo sente di fronte a chi gli somiglia. Liberi di agire, il secondo passo che i ragazzi hanno compiuto è stato quello del contatto. Avendo raggiunto un’intesa, sentono l’impulso di infrangere la distanza e di sfiorarsi o di toccarsi, con un gesto semplice, una carezza sul volto del compagno.

Molti sorridono, altri ridono poiché percepiscono a pieno la forza di quell’incontro. In seguito, la tensione dei corpi si trasforma in un’unica energia che li muove simultaneamente. Le coppie si cimentano in prove di equilibrio e di intersezione delle forme, talvolta unite da un filo, che è il simbolo tangibile della fusione interiore delle due individualità, ora pronte a smettere di correre. Si sceglie, invece, di camminare insieme prima dell’ultima fase del video, dedicata alla caduta. Confidando pienamente nel compagno, i ragazzi si separano da sé stessi e si lasciano andare a ciò che si potrebbe definire un volo liberatorio. Ritrovandosi nelle braccia altrui, si completa la sinergia delle anime, di cui l’abbraccio finale ne corona l’unità.