Moovenda, la start up dei riders che rispetta il lavoro

Si chiama Moovenda ed è una start up tutta italiana, romana per la precisione, che con un finanziamento iniziale di 70mila euro è riuscita a creare un sistema di lavoro organizzato, efficente ed etico.

Era il 2015 quando i tre giovanissimi fondatori di Moovenda mettevano a punto un app che precorreva i tempi: oggi le città sono piene di fattorini che portano a domicilio il cibo dei ristoranti più svariati, ma all’epoca i riders di Moovenda erano fra i primi a cavalcare quello che sarebbe diventato il fenomeno Foodora & Co.

Peccato che dietro questo sistema di consegne spesso ci sia un sistema di lavoro ingiusto o ai limiti dello sfruttamento (tanto da spingere il neo ministro del lavoro Di Maio a chiedere un tavolo di confronto su questo tema): questo non accade a Moovenda, che ha risolto il problema con un algoritmo.

Intanto i lavoratori di Moovenda vengono pagati non a cottimo, ma a turno: turni di 4 ore, con una paga di 25 euro netti più rimborso spese per i km. Contratti co.co.co di sei mesi o un anno, con assicurazione e contributi versati.

L’algoritmo non serve per gestire i turni, come accade in altre realtà simili: i turni di lavoro vengono gestiti da alcuni responsabili, che li assegnano in base alla disponibilità dei riders. L’algoritmo, che è stato elaborato insieme all’Università di Tor Vergata all’inizio dell’avventura di Moovenda, serve a gestire la logistica, ad organizzare il lavoro e ad ottimizzare i costi, in modo da avere un margine migliore per pagare i riders.

La start up romana è cresciuta: in 3 anni ha raccolto 2 milioni di euro, da Roma si è allargata a Torino, Cagliari, Napoli, Viterbo e Cosenza. Ha assunto 350 persone e ha circa mille ristoranti nella sua rete.