Patrimonio dell’Unesco dal 1979, negli anni ha subito saccheggi per via delle sue risorse naturali

Negli ultimi giorni il Parco del Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, è tristemente venuto alla ribalta in quanto lì vicino si trovavano l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci quando sono stati uccisi in un agguato il 22 febbraio scorso. Luogo unico per la ricchezza della sua biodiversità, nel 1979 l’area è diventata patrimonio mondiale dell’Unesco.

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Il Parco del Virunga è famoso anche per essere rifugio delle ultime specie di gorilla di montagna. Nei suoi 7.800 chilometri quadrati trovano ospitalità pure elefanti, ippopotami, okapi e scimpanzè. Questa vasta area nel cuore della regione dei Grandi Laghi è ricca di risorse naturali che, come è facile intuire, fanno gola ai diversi gruppi armati congolesi, ruandesi e ugandesi che negli ultimi 20 anni vi hanno trovato rifugio. Le stime ufficiali parlano di un saccheggio delle foreste del parco in carbone di legna del valore annuo di circa 27,5 milioni di euro. L’avorio, venduto dai trafficanti attraverso i vicini Ruanda e Uganda, è invece il motivo per cui gli elefanti vengono uccisi.

Dieci anni fa su iniziativa dell’Istituto congolese per la conservazione dell’ambiente (Iccn), di ong locali ed internazionali, dell’Unesco, dell’Unione europea e altri donatori è stata costituita l’Alleanza Virunga affinché fosse garantito lo sviluppo economico delle zone limitrofe. Tra gli interventi prioritari c’è stato il rifornimento di energia elettrica ai 4 milioni di abitanti e il miglioramento delle loro condizioni di vita. Questo soprattutto per merito di alcune centrali idro-elettriche già in servizio ed altre in costruzione, che si trovano poco fuori dal parco.

La notizia confortante è che malgrado le aggressioni subite per i motivi sopra citati, il numero di gorilla e di altre specie è in aumento. A ciò va aggiunto il fatto che il miglior rifornimento in termini di luce e acqua sta facendo bene al turismo, concentrato nell’enclave dei vulcani Mikeno e Nyiragongo.