Come ripensare leadership, merito e decisioni attraverso uno sguardo sistemico
In un’epoca di trasformazioni rapide e complesse, le strutture aziendali tradizionali mostrano sempre più i loro limiti. Le gerarchie rigide, i silenzi imposti dalla cultura della performance, le dinamiche di potere opache… sono modelli che appartengono a un mondo che non esiste più. Se vogliamo davvero evolvere, serve un cambio di paradigma profondo: un’organizzazione del lavoro centrata sulla relazione, sulla presenza e sull’equilibrio sistemico.
Il problema non è la gerarchia in sé, ma quando diventa tossica
In ogni sistema umano, compresa l’azienda, l’ordine ha una funzione vitale. Ma quando il potere serve a controllare, manipolare o escludere, la struttura diventa disfunzionale. La gerarchia tossica si manifesta in tanti modi: manager che controllano in modo esasperante, team demotivati, creatività soffocata, persone che se ne vanno, difficoltà nel trovare nuovi talenti. Non è un caso. Il sistema ci sta parlando.
Lo sguardo sistemico: ogni dinamica ha un senso nel contesto
L’approccio sistemico ci insegna che le dinamiche relazionali non sono casuali: emergono da un equilibrio (spesso inconsapevole) che il sistema cerca di mantenere. Attraverso strumenti come le mappature sistemiche organizzative possiamo “vedere” queste dinamiche invisibili, ascoltare il campo relazionale, riconoscere i disallineamenti tra ruoli, funzioni e bisogni.
Quando qualcuno “non prende parola” in una riunione, quando un team è in conflitto latente, o quando c’è turn over costante… non è solo una questione di comportamenti. È il sistema che chiede un riequilibrio.
Le Mappature Sistemiche: rendere visibile l’invisibile
Utilizzando le Mappature Sistemiche in azienda possiamo:
- Visualizzare come le relazioni e i ruoli sono vissuti internamente dalle persone;
- Rilevare blocchi di potere, confusioni di ruolo, assenze simboliche (come fondatori non onorati o valori traditi);
- Facilitare spostamenti consapevoli nel sistema: cambi di posto, nuove alleanze, riconoscimenti mancati.
È un lavoro profondo, ma estremamente pratico. Perché nel momento in cui un team “vede” la propria struttura da fuori, qualcosa si libera. La consapevolezza genera movimento.
Nuove forme di leadership: orizzontale, distribuita, consapevole
Abbandonare le gerarchie tossiche non significa il caos. Significa passare da autorità imposta a leadership riconosciuta. Significa promuovere:
- Merito relazionale, non solo tecnico: chi sa ascoltare, facilitare, orientare senza invadere;
- Decisioni emergenti: processi decisionali partecipativi che integrano punti di vista differenti;
- Spazi di parola e di ascolto: dove ogni ruolo ha dignità, e ogni persona è vista.
Le organizzazioni che accolgono questo tipo di trasformazione diventano più autentiche, più creative, più sane. E soprattutto, diventano luoghi in cui lavorare è anche vivere bene.
Da dove iniziare?
Non servono rivoluzioni traumatiche. Servono micro-rivoluzioni sistemiche:
- Una riunione facilitata con uno sguardo sistemico;
- Una mappatura che rivela ciò che non si riesce a dire;
- Un percorso di presenza e consapevolezza per chi guida i team.
La chiave è riconoscere il campo relazionale come un alleato, non come un ostacolo. Le organizzazioni non sono macchine da ottimizzare, ma sistemi viventi da ascoltare e accompagnare nella loro evoluzione.
“Potere alle persone” non significa anarchia o egocentrismo. Significa restituire dignità, presenza e partecipazione ai soggetti reali che animano ogni impresa. È un atto radicale, eppure naturale. È la direzione verso cui si muovono le aziende che vogliono non solo sopravvivere, ma prosperare con senso.
Antonio d’Este
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